Como, finali maledetti. Ma manca poco per fare il salto

Analisi L’ultimo passaggio è quello su cui c’è ancora da lavorare, come ha ricordato Cesc Fabregas

L’ultimo passaggio, quello su cui c’è ancora da lavorare, come ha ricordato Cesc Fabregas. L’ultimo passaggio in senso più ampio, verrebbe da dire dopo le ultime due partite, dove gli ultimi minuti sono stati decisivi in senso negativo. Tre punti, mica poco, sono volati via nei minuti di recupero, tra il rigore fallito a Udine e il gol preso contro il Bologna.

Non c’è attinenza tra i due episodi, è evidente, se non quella temporale. Ma questa coincidenza è anche un po’ una metafora di quello che si è visto sabato. Metafora non del tutto negativa, perchè dire che al Como manca quel pezzettino in più per chiudere in bellezza ogni partita significa anche dire che prima di quell’ultimo pezzo di roba buona ce n’è.

Il Como contro il Bologna fino a un certo punto è davvero piaciuto per idee di gioco, per intensità e per qualità individuali, tutte carte importanti da giocarsi contro ogni tipo di avversario. Il fatto di poter disporre di una rosa ampia, in quantità e in diverse qualità, ha consentito sabato di scegliere una formazione piuttosto completa in quanto a caratteristiche.

E questo sarà possibile farlo spesso, anche cambiando gli interpreti. Non si può certamente dire che il Como, a parte la partita con la Juve che ha fatto fortunatamente storia a sé, abbia affrontato questo campionato in tono dimesso. Anche dal punto di vista, fondamentale, della personalità. Di questo va dato gran merito a Fabregas, e alla scelta dei giocatori. Arrivati tutti pronti, tranne forse Belotti le cui indiscutibili qualità sono ancora appannate, per essere messi subito in campo e rispondere a dovere.

Manca solo, appunto, quell’ultimo passaggio. Quello che poi il risultato te lo fa portare a casa, costi quel che costi. Con il Bologna la gestione della partita da un certo punto in avanti si è complicata. Che il gioco di Fabregas sia dispendioso si sa, e se le energie che arrivano in corsa non riescono a tenere lo stesso ritmo o non sono del tutto funzionali al momento preciso tutto può diventare molto difficile. Ma non è sempre andata così, a Udine il Como ha chiuso andando vicino al pareggio. Dunque, si può fare.

Poi c’è l’ultimo passaggio, quello vero. Quello che deve consentire di trasformare in gol la mole di gioco, quando le partite possono essere chiuse. Più insistenza, più precisione nel cercare il gol. Fa effetto che sinora su tre reti ci sia solo la firma di Cutrone, anche se una è un’autorete, ma il tiro è suo. E qui c’è da crescere un po’, il bel gioco non basta. Ricordarsi, sempre, che prima o poi in serie A un gol può capitare di prenderlo, anche se si gioca bene. Ma questo Como è sulla strada giusta.

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