Como-Milan, che sfida. E per Cutrone sarà speciale

Il bomber azzurro stasera contro la squadra nella quale è cresciuto, arrivando fino alla prima squadra

Oggi il Como fa l’esordio in serie A. Ok, abbiamo giocato a Torino e a San siro, qui abbiamo visto la Fiorentina, il Bologna, la Lazio e la Roma. Ma poi c’è quella mattina che ti svegli, e al Sinigaglia arriva una delle tre grandi. Una delle tre “strisciate”, come i tifosi delle altre squadre chiamano in modo dispregiativo quelli delle tre grandi, Milan, Inter e Juve. Mica solo disprezzo.

Onore e rispetto. Un miscuglio. Ma quando senti dire che c’è Como-Milan, Como-Inter o Como-Juve, allora quel giorno capisci che sei davvero in serie A, che quei nomi che hanno fatto grande il calcio (e non viceversa) entreranno sul campo del Sinigaglia per dare il diploma, al Como e alla sua gente, di partecipanti al massimo campionato. Una questione che parte dai cortili, dai giochi in strada (una volta...), negli oratori, oggi nelle discussioni prima e dopo gli allenamenti dei baby, o nei corridoi di scuola. «A che squadra tieni?». «Como». «Si vabbeh, ma oltre al Como?». A quel punto ognuno si comportava come voleva o come vuole. Arroccarsi sull’orgoglio di tifare sempre e solo la squadra della propria città, oppure tenersi quella carta di emergenza, una del trittico delle “strisciate”, per poter entrare nelle discussioni, negli sfottò, nei dibattiti del lunedì.

Essere del Milan, dell’Inter o della Juve (con differenti percentuali a seconda del periodo storico) per contare qualcosa. Beh, con 30 anni tra serie C e serie D, una mossa quasi scontata. Lo era perfino quando il Como giocava tra A e B, figuriamoci negli anni bui. Qualcuno ha la squadra di riserva, la seconda squadra, che magari è stata proprio il Como, appena dietro la big da vedere su Sky o da leggere sulla Gazzetta. Adesso la resa dei conti. Perché l’arrivo della società indonesiana (sembra un ossimoro) ha scatenato un amore per i colori azzurri, per le tradizioni, per la bandiera, quasi mai visto prima. C’è chi butta nella pattumiera la sciarpa strisciata, perché adesso Como è Como, anche al di là del calcio, entità riconosciuta, esplosiva, una griffe, bella da tifare, da appiccicare sullo scooter o sul baule della macchina. Si stava meglio quando si stava peggio, ma certe volte no. Adesso l’amore per il Como è ridondante. E la sfida con la “strisciata di turno è il momento per dimostrarlo, per tirare fuori l’orgoglio, per liberarsi da 30 anni di sofferenza, angherie, oblio, tristezza. Sarà per questo che sulla fanzine della curva non c’è nemmeno un riferimento al gemellaggio che unì le tifoserie di Como e Milan.

Oggi c’è solo la voglia di essere autoctoni, azzurro e niente altro. Sarà una notte speciale (notte, oddio: alle 18.30) per Patrick Cutrone, cresciuto nel Milan, “strisciato” di professione e cuore per anni, ma che adesso ha riscoperto in maniera sincera, spontanea l’amore per i colori della sua città. Ecco, l’esperienza di Cutrone è simile ai sentimenti del popolo lariano che stasera affollerà il Sinigaglia. Sfileranno i ricordi di quelle volte indelebili in cui i rossoneri sono passati di qui: il gol rapina di Bigon nel 1975 a Rigamonti; il sasso in testa a Collovati nel 1982, lanciato dai suoi tifosi rossoneri, in contestazione per una retrocessione che stava arrivando, firmata forse proprio al Sinigaglia; il gol di Palanca su punizione che diede la vittoria al Como nel 1983 in B; la festa scudetto-salvezza, a braccetto, nel 1988. Ci sbaglieremo, ma in tutte queste occasioni il Milan vestiva la classica divisa rossonera. E speriamo che lo faccia anche stasera, che non ceda alla tentazione di portare in giro la terza, la quarta,la quinta maglia, di colori improponibili. Perché serve a noi, caro Milan: quando dal sottopassaggio spunteranno le maglie rossonere, le riconosceremo e potremo finalmente dare di gomito al nostro vicino di posto: «Sì, siamo in serie A!».

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