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Sabato 02 Novembre 2024
Como, ora serve un “piano B”. Fabregas deve provare altro
Calcio L’allarme dopo l’unico punto strappato nelle ultime quattro partite. La rosa c’è e non è soltanto questione di modulo, ma di cambiare un po’ pelle
Un punto in quattro partite. E di queste quattro gare l’unica su cui si potrebbe recriminare qualcosa è quella di Torino, persa per un errore della difesa. Ma non vinta, comunque, perché non si è riusciti a fare gol. Non è tutto oro quello che luccicava nelle prime giornate, così come non è il caso di abbattersi troppo ora. Il Como sta trovando la sua dimensione in una categoria non facile, e questi passaggi sono inevitabili. A patto che servano, naturalmente.
Qualche settimana fa ci si chiedeva, a fronte di tanti complimenti a cui però non corrispondevano altrettanti punti, se un altro Como fosse possibile nei momenti in cui un certo tipo di gioco non rende come si spera. E ora più che mai il quesito è centrale.
Il talento non è tutto
Non è solo questione di modulo, certo, sarebbe fin troppo semplice. Però la capacità di cambiare un po’ pelle non è un vezzo ma una necessità quando si gioca a questi livelli e soprattutto non con il ruolo di favoriti. Le qualità di Paz, talentuoso certo ma che campione deve ancora diventarlo, l’estro di Strefezza, il possesso palla, tutte belle cose quando funzionano. Ma ci sono momenti in cui, con tutto il rispetto, non servono a niente. Con la Lazio lo si è visto. Perché quando non si riesce a tenere alto il baricentro, quando si fatica a tenere la palla bassa - o anche semplicemente a tenerla perché gli avversari arrivano prima -, il castello rischia di crollare e la difesa ne paga pesantemente le conseguenze. E non si è ancora visto sul campo un piano B, purtroppo.
Certo, a centrocampo l’altra sera sono mancati due giocatori fondamentali per l’equilibrio della squadra, Perrone e Roberto.
Mazzitelli e Braunoder non hanno le stesse caratteristiche, senza entrare nel merito delle qualità individuali. Ma non si può certamente imputare tutto a questo, peraltro il centrocampo dovrà cambiare ancora nelle prossime due partite: Perrone ancora non ci sarà, Roberto non si sa, Braunoder a Empoli sarà fuori (squalificato per una giornata a seguito dell’espulsione rimediata contro la Lazio). E non ci sarà forse nemmeno Baselli, bloccatosi all’ultimo momento prima della partita con la Lazio. I cambiamenti saranno obbligati, e il Como non può permettersi di dipendere dalla presenza di questo o di quello.
Capitolo attaccanti, nel senso punte. Gioca sempre Cutrone, che più che al gol però deve pensare a fare altro: utilissimo, anche l’altra sera ha lanciato l’azione del gol, e nel finale ha dato a Cerri un pallone purtroppo sciupato. Ma lasciarlo più concentrato sulla finalizzazione vera e propria in certe situazioni potrebbe servire, anche a farlo arrivare più lucido davanti alla porta.
E Belotti?
Perché poi avere un attaccante come Belotti, preso puntando sulla sua voglia di rilancio, e non dargli mai spazio? Oppure, visto che si è scelto di tenerlo, perché non provare di più una soluzione come Cerri, che per certe difese potrebbe essere l’ideale a livello fisico? Ha sbagliato un gol facile l’altra sera, vero, ma giocare dieci minuti ogni due mesi non è esattamente l’ideale per pretendere poi che si entri a ribaltare una partita...
Insomma, forse ora si comincerà davvero, anche per forza di cose, a provare altro, o comunque altri giocatori. La rosa c’è, ed è valida. Il tempo anche. Basta non perderlo. Anche perché oltre al Como, nelle ultime quattro gare ad aver ottenuto un punto ci sono solo Empoli e Genoa, che il Como affronterà lunedì e giovedì. Non importa come le si giochi, ma è fondamentale non sbagliarle.
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