Como, rammarico e ko. Un film già visto

Quattro sconfitte in un mese: giocare bene non è servito

Milan, Atalanta, Bologna, Juventus. Quattro sconfitte in un mese, intervallate dalla vittoria contro l’Udinese. Quattro sconfitte diverse, una sola però tutto sommato senza possibili recriminazioni, quella di Bologna. In cui onestamente il Como non è riuscito a essere il solito, complice anche il fatto di essere rimasto in dieci per oltre metà gara. Ma quella è stata certamente l’unica sconfitta meritata, per quanto si è visto in campo.

Sconfitta ingiusta con la Juve

Così come quella contro la Juventus è stata invece la più ingiusta, e non solo perché è arrivata al novantesimo su rigore. Certo, di mezzo c’è stato anche il discusso episodio del possibile penalty a favore del Como. Ma anche al netto di qualsiasi decisione arbitrale, contro i bianconeri non ci sono stati quei cali di tensione, anche brevi, che avevano invece dato al Milan e all’Atalanta la possibilità di colpire e affondare.

Gli stessi risultati finali dei tre ko casalinghi – tre 1-2 – parlano di partite comunque equilibrate e combattute. Anzi, chi le ha viste lo sa, persino dominate, anche per lunghi tratti. Però, lo stesso Fabregas lo ha detto anche dopo la Juve, manca sempre un pezzettino. Che tanto “ino” però forse non è, o meglio è comunque il pezzo determinante.

Ogni partita è stata diversa, ma quel pezzettino è un po’ sempre lo stesso. La trama, a guardarla bene, così diversa non è. Un Como che gioca, detta i ritmi, attacca, ma continua a fare una gran fatica a segnare. Le energie che spende per arrivare a fare un gol non sono minimamente paragonabili a quelle che invece ci mettono gli avversari, spesso in rete al primo tiro pericoloso. Si possono fare tutte le analisi possibili, ma così è andata, contro Milan, Atalanta e Juventus.

Fa bene Fabregas a chiedere quello che gli spetta dalle direzioni arbitrali, ma c’è anche un copione che deve cambiare. Il Como sta facendo molto per riuscirci, e peraltro va anche considerato che di fronte ci sono anche bravi portieri come è stato Di Gregorio l’altra sera.

Ma troppo spesso si ricade nelle stesse situazioni. Perché se vogliamo dirla tutta, per quello che si è visto in campo anche il pareggio avrebbe potuto stare stretto al Como contro la Juve. I numeri parlano: nove calci d’angolo a uno per il Como, undici conclusioni, tra tiri in porta e tiri fuori, dei biancoblù contro i sei dei bianconeri. Un dominio netto, e non basta limitarsi al rigore non concesso – che è giusto sottolineare, ci mancherebbe - per spiegare il fatto che non si sia vinto, sarebbe un po’ troppo riduttivo.

I lati positivi

Però, nonostante tutto, i lati positivi ci sono. C’è per esempio la scoperta di un bomber come Diao, tre gol in cinque partite da titolare, sinora sicuramente il più efficace dei tanti nuovi arrivi. C’è sicuramente il fatto che nella partita più significativa, quella con l’Udinese, il Como ha steso l’avversario senza se e senza ma, e sono questi i confronti che contano. C’è che in questo inizio di girone di ritorno onestamente il calendario è stato più duro di quello delle avversarie dirette, e nonostante questo c’è chi ha fatto peggio, e non sono in pochi.

L’unica cosa da evitare, ma Fabregas conosce troppo bene il calcio per non saperlo, è cercare colpe o alibi al di fuori di se’ stessi. Che il Como, anche sul campo, stia applicandosi e lavorando tanto lo si vede. Forse, ragionando terra a terra, da un mercato faraonico ci si attendevano, probabilmente sbagliando, soluzioni più immediate. Ma una già la vediamo, Diao, Le altre ci sono, e le vedremo. Tempo al tempo.

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