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Lunedì 03 Marzo 2025
Como, Strefezza formato Eto’o. E un gol modello
Peccato per come è finita, ma anche all’Olimpico s’è vista l’impronta tattica di mister Fabregas
Quando nel 2016 Ranieri - che da lì a poco sarebbe diventato “sir Claudio” - entrò nella leggenda con il Leicester, lui - che della Premier era già diventato baronetto grazie a quanto fatto all’Arsenal - era nel pieno del post Mourinho al Chelsea. Passaggio non di poco conto nella formazione del giocatore prima e dell’allenatore poi.
E c’è tanto dello Special One nel Cesc Fabregas dei giorni nostri. Al di là del carisma e della spavalderia, e non sono doti che si comprano per strada, c’è, ad esempio, quel Gabriel Strefezza, pure a Roma, formato Samuel Eto’o. Studiato come esterno alto, spesso anche altissimo, e giocatore capace di mandare ai matti le difese quando decide di giocare tra le linee, l’italobrasiliano ha fatto un ulteriore salto di qualità, inserendo nel suo bagaglio anche la voce “difesa”.
Lo avevamo visto sputare sangue e bruciare muscoli qualche tempo (poco) fa al Sinigaglia contro Kenan Yildiz, genietto della Juve, lo ha rifatto ieri al cospetto dei talentuosi itrequartisti della Roma che passavano dalle sue parti. Diagonali difensive puntuali e preventive perfette, prima di ripartire e partecipare alla manovra d’attacco, lo stanno trasformando in giocatore completo. Tanto forte, di testa e gambe, da superare addirittura gli evidenti miss match che i suoi 168 centimetri sempre gli impongono.
Situazione che, improvvisamente, si è esasperata nei due minuti che hanno cambiato la gara, tra pari di Saelemaekers ed espulsione di Kempf, con il folletto a doversi infilare nella linea dei difensori. Un vero peccato, perché ha mandato all’aria anche quell’azione spettacolare che aveva portato al vantaggio del Como. Il paradigma del credo di Fabregas e la spiegazione più lampante di perché gli azzurri possano giocare senza la punta vecchio stile.
Il gol di Da Cunha è l’esempio di ciò che chiede il mister: un po’ come la pallina del popolare gioco, punta c’è e punta non c’è. Appare, invece, lo spazio per l’entrata del centrocampista. Caqueret è bravissimo nel movimento, Da Cunha ha sfruttato il passato da esterno alto e si è fatto trovare al posto giusto nel momento giusto. Situazione che rivedremo spesso, statene certi.
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