Como, il test di Marbella: aggressività e moduli elastici

Mancano ancora tanti giocatori. Ma la base del lavoro è chiara

Cosa ha detto il test di Marbella contro il Las Palmas? Innanzitutto che la strada voluta da Fabregas, cioè di avere avversari di spessore, sta dando i suoi frutti. Sconfitta di misura nella amichevole con il Wolverhampton, successo convincente contro il Las Palmas. Gli avversari di livello aiutano ad alzare subito l’asticella, ed è ovvio che l’atteggiamento del gruppo sia diverso se giochi contro una selezione locale o contro una squadra di un massimo campionato europeo. Applicazione, concentrazione, voglia, impegno sono già al top.

Niente test trotterellanti che non ti raccontano niente e devi inventarti che una corsa o un passaggio indovinato sono “un buon segnale”. Il Como che abbiamo visto sabato è molto diverso da quello che vedremo (mancano all’appello ancora troppi giocatori), ma qualcosa si è visto. Innanzitutto la mentalità. L’aggressione sistematica nella metà campo avversaria che sarà un marchio di fabbrica di Fabregas, anche in serie A. E con certi nomi che girano, ci si può provare.

Detto questo, Fabregas ha sostanzialmente confermato l’assetto tattico che ha portato alla promozione in serie A. Difesa a quattro in fase di non possesso e difesa a tre in fase di possesso. Il resto, più che un modulo fisso (più speso il 4-4-2) è una serie di movimenti di centrocampisti e attaccanti per essere numerosi nella zona nevralgica del campo. L’interpretazione finale dipenderà da chi arriverà, e anche da chi sarà il regista in mezzo. Ma la voglia di aggredire e stupire è chiara sin da subito.

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