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Mercoledì 04 Dicembre 2024
Como, tutti al Var Sport: «Quelli sono rigori»
L’analisi dei casi che hanno infiammato la prima parte di stagione
Domenica per la seconda volta il Var ha penalizzato il Como. Ok, è una scorciatoia dialettica quasi un ossimoro. Ma parliamo di due casi in cui il sistema video ha evidentemente stravolto le regole del buon senso e della filosofia del calcio. Il gol annullato a Cutrone a Genova , forse per un centimetro in fuorigioco, aveva “tradito” il senso della regola. Poi è arrivato il rigore di Nico Paz contro il Monza, a sollevare polemiche e contumelie. Paz salta in parziale torsione, a braccia larghe come fanno i calciatori per darsi la spinta, la palla finisce sulla testa dell’avversario che la manda contro il braccio dell’argentino.
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Alla Domenica Sportiva non ci si è limitati a commentare l’episodio (rigore sì, rigore no: tutti per il rigore no), ma si è accesa una (doppia) filippica contro questa maniera di intendere le regole, sia dal’ex arbitro Bergonzi commentatore alla moviola, sia da parte di Lele Adani, opinionista tecnico. Il riassunto: «Se la filosofia dell’utilizzo del Var è questa, si stravolge il calcio. Se ci si piega alla politica del fotogramma, non va bene. Bisogna cambiare il metro di valutazione».
Il Como in questa stagione ha avuto otto interventi del Var. Il gol annullato a Vlahovic contro la Juve, l’intervento per il rigore a favore a Udine (poi sbagliato da Cutrone), una valutazione sul gol di Cutrone con il Bologna, il rigore per il Verona per fallo di Sergi, il chek sul rigore dello stesso Sergi a Napoli (confermato), il rigore per la Lazio su tocco di mano di Dossena non visto dall’arbitro e i due casi citati all’inizio. Solo un dato statistico, perché non è in discussione l’utilità dello strumento, quando vede cose che l’arbitro non ha visto. Ma quei casi in cui si giudica il fotogramma senza valutare la circostanza e la dinamica dell’azione, come nel caso del rigore di Paz.
Abbiamo interpellato, sul tema, l’ex arbitro Luca Marelli, oggi commentatore (molto apprezzato) dei casi da moviola durante le dirette di Dazn. Marelli dice: «Innanzitutto vorrei dire che, per le linee guida attuali, quello era rigore. Perché non lo fosse, bisognerebbe cambiare le regole di accesso, ma non credo che sia giusto e che verrà mai fatto. Dopo di che, capisco le lamentele, perché il caso di Como-Monza è un classico caso in cui la sanzione tradisce la filosofia del gioco del calcio. Era successo anche a Juventus-Cagliari, con l’intervento di Luperto. Stessa cosa. Ma tutti i casi simili si concludono con la sanzione, e anche questo è una garanzia di uniformità di giudizio».
C’è chi ha parlato di sindrome da fotogramma. Il fotogramma non rispecchierebbe la dinamica dell’azione, ma qui Marelli è sicuro: «Non è vero. La sindrome da fotogramma ce l’hanno i social, che non possono mettere le immagini perché protette da copyright e si finisce per discutere per ore per giorni su un fotogramma che non risponde alla dinamica. Il Var invece decide sulla dinamica». Hanno ragione i tifosi del Como a lamentarsi? «Sicuramente sì, nel senso che li capisco. Ma il Var è così. Ha il grosso merito di aver delimitato un confine, un limite uguale per tutti. Sino al 2017 discutevamo giorni su un fuorigioco, adesso discussioni pari a zero. Il caso di Cutrone a Genova? Come nel caso di Paz, è uno di quei casi che mette in discussione la filosofia del calcio, ma vi faccio una riflessione».
Centimetri
«Poniamo che si cambiasse la regola, e ci si desse un margine di dieci centimetri. Non saremmo lì discutere dall’undicesimo centimetro, forse? Vorrebbe dire solo spostare il problema. Capisco che quando capita a te ti arrabbi, ma io voglio dire una cosa: su 100 casi ce ne sono due come il rigore di Paz, ma sugli altri 98 risolviamo un problema. E credo che sia meglio così».
Infine la portata dei social: «Oggi la discussione multimediale ha scaraventato il calcio in un continuo dibattito pubblico. Una cosa che non esisteva prima, e tutto viene amplificato, vivisezionato ogni ora del giorno».
Va beh, chiudiamo con una battuta: in Como-Bologna a un certo punto lo speaker aveva annunciato che il Var non funzionava. E ne era seguito un piccolo boato di apprezzamento. Fischi all’annuncio del ripristino del servizio. Ecco, nonostante i 98 casi che dice Marelli, alla gente sembrano rimanere in testa gli atri due. Oppure è solo il fatto che l’intervento del Var spesso strozza l’emozione, soffoca la gioia per il gol e viene preso simbolicamente come quel modo di tradire la filosofia del calcio.
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