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Mercoledì 22 Gennaio 2025
Diao, il Como è già ai suoi piedi
Settimana da star con due partite da titolare e altrettanti gol: l’effetto dello spagnolo sulla squadra. Una storia tutta da raccontare la sua: «Non voglio essere solo un buon giocatore, ma anche una bella persona»
Due partite da titolare, due gol. E non solo quello. Tutti pazzi per Paz, certo. Ma la maglia numero 38, quella di Assane Diao, è di sicuro già in concorrenza nei desideri dei tifosi. Chi è a caccia di idoli, nel Como non ha che l’imbarazzo della scelta.
È lui il protagonista dell’ultima settimana, non c’è dubbio. Non il solo, ma il più dirompente. Il più nuovo, il più giovane. Perché l’aspetto, la fisicità e la personalità possono ingannare, ma con i suoi diciannove anni Assane è veramente poco più di un ragazzino. I vent’anni li compirà a settembre, e da qui a lì di questo passo può diventare a tutti gli effetti una star di cui si accorgerà tutta la serie A, e forse anche oltre.
Quanti soprannomi
Diao meravigliao non è che uno dei tanti modi in cui è già stato soprannominato. E quando dice che si sente come se fosse già qui da un anno, e invece sono appena dieci giorni, rivela proprio uno dei suoi pregi più grandi tra quelli visti sinora.
L’adattabilità alla squadra, ma non solo. La facilità con cui si è calato in men che non si dica in un contesto e in un campionato per lui del tutto nuovi. Tanto che nel giro di una settimana è già diventato impensabile pensare oggi di poterne fare a meno.
La sua è una storia bellissima, che non si può distinguere dalla sua carriera calcistica. Perché Diao è così anche per quello che ha vissuto: nato in Senegal, ha raggiunto con il resto della famiglia la Spagna, dove già viveva suo padre, molto presto. É cresciuto lì, in un contesto sereno, ma con le sue radici mai dimenticate e molto profonde, anche per questo ha scelto di prendersi un diploma magistrale, perché, ha detto, «non voglio essere solo un buon giocatore ma anche una bella persona, mi piacerebbe poter aprire la mente dei ragazzi su certi aspetti della società».
Intanto, sta aprendo le porte avversarie con una disinvoltura non comune per un ragazzo della sua età. La sua rete l’altra sera è stata fondamentale per indirizzare da subito la partita. E per consentire alla squadra di prendere in mano magistralmente la situazione.
Perché il merito del successo con l’Udinese va comunque suddiviso un po’ tra tutti. C’è la grande prova di Strefezza, c’è, a proposito di nuovi, l’ottimo lavoro di Caqueret nel tenere alto il pressing, c’è l’abnegazione di Fadera, da cui sono arrivate le palle degli ultimi due gol, c’è in generale un’orchestra che ha funzionato benissimo. E che ha reagito bene al momento che poteva essere più difficile, dopo il gol subìto e l’espulsione di Goldaniga.
Bello rivedere Paz
Importante è stato anche rivedere in campo Paz e vederlo segnare, anche se qualcuno giura di averlo visto correre sotto la curva un po’ zoppicante. La scena alla fine se l’è ripresa lui, ma più protagonisti ci sono più contenti siamo tutti e meglio va il Como.
E qui la scelta non manca di sicuro. Adesso arriva un ciclo difficile, è vero, ma difficile era anche risollevarsi da una posizione di classifica in cui il Como è rimasto troppo a lungo. Le distanze non sono ancora così elevate, ma il modo di guardare la strada grazie a questo 4-1 ora è un po’ diverso. Servivano i fatti, non solo i complimenti. E i fatti, i punti, sono arrivati. Insieme a tante altre belle cose.
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