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Mercoledì 11 Settembre 2024
Dossena: «La serie A è tosta ma abbiamo tutto per combattere»
Intervista Quando ho parlato con il direttore e con il mister, mi sono convinto sulla bontà del progetto. E allora è stato facile scegliere.
È uno dei grandi acquisti dell’estate azzurra. Qualcuno dice addirittura l’acquisto più significativo, se si considera che Reina e Varane erano nella fase discendente della carriera e Belotti arrivava da due stagioni un po’ così. Alberto Dossena, invece, arrivava da una stagione positiva, tanto che era stato avvicinato da società più importanti del Como, come Bologna e Fiorentina. Un giocatore tra gli attenzionati per entrare nel giro azzurro. Uno che avrebbe potuto ambire a una squadra da Europa League. Invece eccolo a Como, al centro della difesa. Dopo due anni a Cagliari con promozione in A e salvezza,e prima le esperienze ad Avellino, Pistoia, Alessandria.
Il tuo acquisto è stato per certi versi sorprendente...
Davvero?
Beh, eri pur sempre vicino a società di fascia alta...
Quando ho parlato con il direttore e con il mister, mi sono convinto sulla bontà del progetto. E allora è stato facile scegliere.
Ok, ma cosa avranno detto di così convincente? Tutti i giocatori dicono così, dopo aver firmato il contratto...
Hai subito la percezione di una società strutturata. Poi quello che colpisce è la durata del progetto. Siamo una neopromossa e sappiamo che il primo anno dobbiamo guardare alla salvezza. Lo sa bene anche la società, ma si vede che ha l’occhio lungo sul futuro, che ha intenzione di crescere. Una cosa intrigante.
Abbiamo visto le fotografie tue in vacanza negli Stati Uniti con Goldaniga. Per caso ti ha convinto anche lui?
Eh... (ride, ndr), con Edo siamo molto amici. Abbiamo un bel rapporto nato sul campo, ma poi sviluppato anche su affinità umane. Certo che lui mi ha parlato di Como e di questa realtà. Erano i giorni in cui dovevo prendere una decisione, ma non l’avevo ancora presa...
Così quando sei arrivato a Como, l’impatto è stato buono.
Beh, è stato conseguente verificare che le promesse non erano tanto per parlare. L’organizzazione si percepisce che è quella di un club con le spalle larghe.
Un punto in tre partite. Preoccupati?
Direi di no. Le prestazioni sono state buone. Abbiamo mostrato delle qualità, qualcosa su cui lavorare. Credo che potremo giocarcela tranquillamente per la salvezza.
Tu sei reduce da una salvezza a Cagliari. Hai consigli da dare ai tuoi compagni?
Non credo che abbiamo bisogno di consigli. Comunque la A è un campionato in cui, rispetto alla B, c’è molta molta qualità in più. Bisogna lavorare sempre molto concentrati, perché basta un errore e lo paghi caro.
Che effetto ti ha fatto Fabregas?
Un allenatore molto appassionato, che crede tanto nel lavoro, che parla molto, ci crede e ti aiuta.
Diverso da Ranieri, che hai avuto lo scorso anno.
In un certo senso sì, Ranieri era molto più silenzioso.
Ti aspettavi che Ranieri avrebbe smesso?
Io sì. Aveva fatto una promozione in A e una bella salvezza. Era un bel modo per chiudere, là dove aveva iniziato.
Abbiamo letto che consideri Lautaro l’attaccante più forte del campionato.
Ma no, cose che si dicono. In realtà la serie A è così ricca di grandi attaccanti che è difficile fare una graduatoria. Meglio stare attenti a tutti.
Hai detto: per una salvezza sono pronto a sacrificarmi la barba, ma certamente non i miei capelli lunghi.
(ride di nuovo ndr) L’avevo detto a Cagliari. In effetti non li ho lunghi da tanto tempo, forse due anni. Ma ci sono affezionato.
Sentite l’emozione del debutto al Sinigaglia, 22 anni dopo la l’ultima volta in A?
Certo. sentiamo l’attesa della città. Stiamo lavorando per regalare un bel debutto ai tifosi.
Il sogno azzurro (Italia) è sempre nel cassetto?
Certo, chi non ce l’ha? Un giorno spero di coronare questo sogno.
La prima partita in panchina ti ha spaventato?
No. Le scelte del mister vanno sempre rispettate.
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