Fabre... gasss: «Io sempre e comunque all’attacco»

L’allenatore del Como non arretra di un passo nemmeno dopo la sconfitta di Bologna

Fossimo nei giocatori del Como, alla ripresa dei lavori, oggi a Mozzate saremmo preoccupati. «Tutti fermi, tutti zitti, che se vi vede Muscolo siete tutti fritti», diceva Giamburrasca riferito al terribile professore del suo collegio. E il professore del collegio azzurro è Cesc Fabregas. Uno che, quando si mette a fare pressione, è un Conte al quadrato. «Stasera i giocatori non devono dormire, i giocatori dopo una partita del genere devono stare male»: lo ha detto Fabregas nella conferenza post partita a Bologna. Faccia dura come non aveva mai avuto sinora. Reazione nervosa, sino a sminuire il Bologna: «Non ho visto una squadra incredibile, non hanno avuto tante occasioni siamo noi che non abbiamo fatto quello che volevamo». Ma, inutile nascondersi: la frase di cui tutti hanno discusso la domenica mattina è: «Se devo andare in B, lo faccio con la mia mentalità. Non cambierò». Piccolo inciso: siccome nell’adrenalina del post partita si possono dire cose esagerate, e a una frase presa come tale può essere associato qualsiasi significato, noi ci arroghiamo il diritto di interpretare. Fabregas non ha detto che è disposto ad andare in B pur di non cambiare metodo. La sua frase voleva dire: mi chiedete se la classifica mi preoccupa, ma non sarà certo la paura di una retrocessione a farmi cambiare sistema di gioco. E se dovessimo andare in B nessun dramma, si ripartirà. Ma sempre con una mentalità che abbiamo scelto all’inizio e non cambieremo mai. Difendersi è più pericoloso che attaccare».

Lo struscio cittadino della domenica mattina, ieri, rimbombava di commenti, giudizi, analisi, ragionamenti su questo aspetto delle dichiarazioni di Fabregas.

Due fronti opposti. Il primo: «Fa bene, ha coraggio, veder giocare il Como così è una goduria, e alla fine vedrete che avrà ragione lui»; il secondo: «Il calcio italiano è troppo tattico, lo dimostra che squadre come Lecce e Verona sono davanti, con un calcio più pragmatico. Ogni tanto arretrare non fa male, così è troppo rischioso, ma imparerà». La maggioranza forse è quella del primo gruppo. Ma siamo lì. E poi, come sempre, dipende dai risultati. Comunque: Fabregas ha anche detto che «società, tifosi, giocatori devono sapere che questa strada non la abbandonerò mai». Vi immaginate un altro allenatore (tipo, che so, Di Francesco) dire una cosa del genere? Questo è un passaggio ulteriore di quanto il tecnico spagnolo sia a capo del progetto.

Anche i grandi allenatori (cioè quello che punta a diventare Fabregas), spesso hanno dato un pizzico di equilibrio alle proprie idee per fare il salto, ma adesso questo non conta: conta sapere che non ci sarà nessuna sconfitta che indurrà Fabregas a recedere dalla sua idea di calcio, a un piano B. Che ogni tanto non decolla, come è successo a Bologna. Ma alla quale non rinuncia mai. Tra l’altro da tre-quattro partite, per cercare di arginare la contraerea di chi lo sta imparando a conoscere, ha modificato il suo modo di giocare, chiedendo alla punta di arretrare di più, togliendola dall’area, e giocando senza un centravanti di ruolo. Un sistema che deve ancora dare i suoi frutti. Il Como è in divenire: tanti infortuni nel girone di andata, ora un mercato di gennaio fatto a rinforzare le zone nevralgiche del calcio di Fabregas. Potremmo dire che il suo Como deve ancora nascere. Lo vedremo. E sarà sempre di un certo tipo: a testa bassa. Bologna o non Bologna, classifica pericolosa o no.

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