Fabregas segreto, dalla A alla Z

Intervista Curiosità e pensieri del tecnico comasco alla vigilia della partenza della stagione

Arsenal

Una maglietta dell’Arsenal è piegata sulla sua scrivania, nel suo ufficio di Mozzate: «La prima volta che ho giocato in Italia era contro la Juventus. Curioso, no? Giocavo nell’Arsenal, ma ero piccolo piccolo... E anche l’unica altra volta, contro il Milan, ero nell’Arsenal».

B lindato

Il campo di Mozzate adesso è completamente blindato, quattro muri (di tela) bianchi, per impedire di vedere qualcosa anche dal cavalcavia, dove ci mettevamo a volte noi giornalisti. «Non bisogna tralasciare nessun particolare. Se scherzo, dico che abbiamo chiuso per voi. In realtà vogliamo lavorare sulla tattica in tutta tranquillità. Magari qualcuno manda una spia...».

C attiveria

L’altra sera ha detto che al Como dell’anno scorso è mancata cattiveria: «Forse ho sbagliato termine. Parlavo di grinta o di malizia in qualche frangente. Qualche volta devi essere più duro, urlare al momento gusto. In questo eravamo troppo bravi ragazzi».

D ocumentario

Ne stanno facendo uno su di lui. «Ho visto solo un trailer, di sfuggita. Ma non credo sia tutto su di me, ma su questa bella storia in generale. Sono curioso».

E sperimenti

Se parlate con lui di moduli, si annoierà: «Io faccio un calcio nel quale credo, fatto di situazioni sempre differenti, difficile inglobare tutto in uno schema. Lavoriamo su tre fasi, che rispecchiano le tre porzioni di campo, in possesso e non possesso. Ma l’interpretazione cambia spesso».

f ascia

Sul capitano ha detto: saranno Gabrielloni e Iovine. Ma saranno titolari? «Allora non avete capito nulla. Per me ogni giocatore vale uno e giocherà chi dimostrerà di meritarselo. Non guardate ai nomi. Conta l’allenamento. Solo quello».

G ruppo

«Al primo discorso, parlo agli uomini, non ai giocatori. Il gruppo è tutto. Prima devi dare la disponibilità di sentirti nel gruppo pari agli altri. Da lì si parte e si può cominciare a parare di calcio, dove migliorare, eccetera».

H igh level

«L’obiettivo è sempre quello di crescere. È fantastico avere un progetto che un giorno, punta all’Europa. Poi bisognerà vedere se io sarò all’altezza. Ma far parte di un progetto che ha obiettivi alti è molto bello».

I talia

«Ci ho giocato solo due volte, da avversario. La prima volta con l’Arsenal a Torino, poi contro il Milan. Adesso il calcio italiano sta crescendo. Lo scorso anno in B mi ha colpito il fatto che tutti giocavano allo stesso modo, tranne noi, il Parma e il Catanzaro. Tre squadre che hanno fatto bene, guarda caso. L’anno scorso sembra che tutti si copiassero, invece è bello avere un credo e seguirlo. Non bisogna copiare una squadra perché vince, ma avere un’idea.

L ugano

«A Lugano sto bene. Ho trovato una casa, adesso, vicino all’ingresso dell’autostrada. Ora è comodo, mezzora e sono qui. Prima ero dall’altra parte della città e ci mettevo molto di più».

M ilan

«È stata la mia squadra di riferimento in Italia. Il Milan di Rui Costa, Pirlo, Schevchenko. Che squadrone...»

N o

«Se mi sento come Ferguson? No. Sono un allenatore. Ma certo, questo progetto mi piace, lo sento mio. Mi piace che nel Como lavorino persone che danno il 110% per migliorare, ognuno nel proprio ambito. Perché così cresce tutta la società. Ho gente nello staff che ha storie incredibili, qualcuno è arrivato a piedi a bussare qui pur di avere un posto, credendo in quello che faceva. Mi piace la gente che ci crede».

o ttovolante

«Sarà una stagione di alti e bassi, Ci saranno momenti esaltanti e momenti difficili. Il nostro obiettivo è crescere. Con il lavoro. Bisognerà essere sempre uniti e convinti anche nei momenti no. È la serie A, ragazzi...».

p rogetto

«Non è cambiato molto da quando sono arrivato, nella mia testa. Questo è un progetto speciale, esaltante. Non è stato tutto facile. Ad esempio, nei primi mesi da allenatore ho sofferto un po’ il fatto di non riuscire a esprimere la mia idea di calcio. Poi l’arrivo di Strefezza è stato importante, è stato una chiave di accensione».

Q uattro

Quattro anni di contratto per un allenatore non si vedono mai. «Un progetto stabile, perché no? Un posto dove posso mettere in atto la mia filosofia di calcio. Per questo, a chi mi chiede cosa farò da grande, rispondo che il mio mondo adesso è il Como e basta».

R elax

«Fuori dal campo la mia vita è molto semplice. Calcio, calcio, calcio, poi solo famiglia che per me è molto importante. Stare con loro mi ricarica».

S ala video

A Mozzate è comparsa una sala video, per le video analisi, con posti stile cinema: «Tutto è fatto per migliorare e lavorare al meglio».

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Il debutto in A sarà con un allenatore che, come lui, sembra voglia fare qualcosa di diverso: «Thiago Motta mi piace molto, uno dei miei preferiti. L’ho incontrato in una amichevole Monaco-Genoa, e mi ha colpito molto».

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«Quando parlo di forza, di compattezza, mi viene in mente Palermo-Como. I giornali ci hanno massacrato per il 3-0, ma noi eravamo convinti di aver giocato una grande partita. Quel giorno è nata la serie A. Grazie alla mentalità. Non credo che leggendo le rose delle squadra e di B qualcuno potesse prevedere una promozione diretta. Ma la mentalità di questo grande gruppo ha fatto la differenza».

V arane

«Un grande acquisto. Stiamo lavorando molto al video perché al Manchester lui andava sempre uomo contro uomo, ma non è il nostro concetto di calcio. Si applica per imparare una nuova realtà, ma ha la personalità e l’esperienza per adattarsi in fretta».

Z itti

«Abbiamo finito? (sorride gentile, ndr). Le parole lasciano il tempo che trovano. L’importante ora è lavorare».

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