Fabregas: «Vittoria per la città. Cutrone non mi saluta più»

Intervista «Quando si ritirerà, fate un monumento a Gabrielloni. Ha scritto la storia di questo club e meritava questo gol

«Quando si ritirerà, fate un monumento a Gabrielloni. Ha scritto la storia di questo club e meritava questo gol: ha dimostrato che, pur essendo partito dalla serie D, può fare la differenza anche in A. E se lui è qua, non è per un mio regalo: mi ha dimostrato di essere fortissimo, ed è un vero capitano, mi aiuta giorno dopo giorno. Oggi ha parlato prima della partita, ha fatto un gran discorso, emozionante».

Del resto, che Cesc Fabregas straveda per il suo numero 9, è un dato di fatto. Parte da lui, per raccontare di una vittoria che riconcilia il Como con la classifica. E anche con alcune prestazioni non sempre all’altezza: «Sono molto soddisfatto per tante cose. Perché finalmente non abbiamo subito gol e questo mi rende particolarmente orgoglioso. Così come mi piace vedere la squadra giocare così: siamo neopromossi e dobbiamo giocare con coraggio e resilienza, che è quella che ti porta a fare punti a questi livelli così alti. Siamo uniti, andiamo avanti su questa strada».

E aggiunge: «Io voglio che la squadra giochi così, con questa mentalità. E capiterà anche di perdere, ovviamente, perché i nostri avversari si chiamano Dybala, Lukaku, ecc... Tutti grandissimi giocatori e noi siamo il Como. Dybala avrebbe potuto segnare, ma cosa avrei potuto dire ai ragazzi, dopo una partita così? Io al 75’ stavo pensando a come vincere la partita, ma sono consapevole che avremmo potuto anche subire un gol. Andiamo avanti così, con questa mentalità e questa determinazione. Gestendo un po’, perché non si può pressare 90 minuti come abbiamo fatto nella ripresa».

Aveva preparato due partite Fabregas e questo spiega anche in parte un Como un po’ attendista nel primo tempo e più aggressivo con il passare dei minuti e a tratti dominante della ripresa: «Con Dybala falso nove e con Dovbyk: a seconda della punta, la Roma cambia completamente tipo di gioco. Ho visto una squadra, la mia, che non voleva prendere gol. È da due settimane che lavoriamo su questo, con allenamenti intensi e specifici. Se si difende bene, il gol non te lo fanno. Si perderà qualche partita, è possibile. Ma io ho sentito un’emozione allo stadio e un feeling davvero unici».

Due punte alla fine sono servite per vincere? «Ma abbiamo fatto molto bene anche prima con una sola in campo». E i subentranti Gabrielloni, Kone – al rientro dopo il lunghissimo infortunio -, Cutrone (in panchina a Venezia e anche ieri sera), sono stati davvero efficaci: «Ora ci siamo tutti nel progetto. Due mesi fa qualcuno non si sentiva dentro la squadra, ora però inizio a vedere opzioni valide e questo ti dà forza».

«Vedo che tornano i giocatori importanti - prosegue -. Vi dico una cosa: Cutrone non mi parla e non mi saluta più: non importa se non mi parli, ma se vai in campo e fai la differenza come contro la Roma, è l’unica cosa che conta».

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