Foresti qui da avversario: «Como un’emozione. Catanzaro bella sorpresa»

Il personaggio Il dg giallorosso, che molti ricorderanno nello stesso ruolo a Como tra il 2016 e il 2017.

Dietro il miracolo Catanzaro, vincitore del campionato di C con numeri record e oggi secondo in classifica in B a due punti dal Parma capolista, c’è Diego Foresti, dg giallorosso, che molti ricorderanno nello stesso ruolo a Como tra il 2016 e il 2017. Un anno e mezzo che (come dice lui) «nel valgono dieci», per l’intensità e i rapporti umani costruiti. Ma se Como per Foresti resta il posto del cuore, Catanzaro è la sua nuova esaltante avventura sportiva. Di un manager che associa temperamento da duro a scelte oculate. Solo così si spiegano il successo della Coppa Italia di C nei tre anni alla Viterbese e la nuova cavalcata in Calabria, dove ormai è visto come un Re Mida. Sabato il Catanzaro sarà qui a Como, con Foresti in tribuna. Emozioni.

Buongiorno Foresti. Pronto per il match?

Sarà emozionante, è la prima volta che vengo al Sinigaglia da avversario. Un posto non banale. In quell’anno e mezzo ho vissuto emozioni che si vivono in dieci anni di carriera.

Come mai?

Abbiamo dovuto gestire un fallimento in corsa, non previsto. In campo non andò male. Il modo in cui tutti, la piazza e i tifosi ci avevano aiutato, aveva contribuito a creare dei rapporti umani speciali, molti dei quali conservo ancora oggi.

Se ne andò dopo i playoff di Gallo, all’improvviso.

La nuova società (Essien, ndr) ci fece fuori. Punto. Poco da dire.

Ora c’è il Catanzaro.

Bellissimo. Una avventura esaltante.

Lei è lì da quattro anni.

Vuole il curriculum? Secondi il primo anno, playoff persi con l’Albinoleffe; secondi il secondo anno, sconfitta nei playoff con il Padova dopo un gol subìto al 97’; l’anno scorso vittoria del campionato con numeri record; quest’anno in B siamo secondi, ma non conta.

In che senso?

Nel senso che non abbiamo 2 punti in meno del Parma, ma 14 in più sulla zona calda. Siamo umili. Il campionato di B è lungo, stiamo mettendo via le provviste per l’inverno...

Ok, ma non sembrate aver patito il salto di categoria.

Abbiamo un allenatore come Vivarini a cui piace giocare a calcio, costruire dal basso, non buttare mai via la palla. Poche squadre giocano come il Catanzaro, non abbiamo perso la nostra identità. Anche grazie a un gruppo in gran parte confermato. Detto questo, ripeto, verranno i momenti duri.

Lei, da dirigente, è più soddisfatto di quanto fatto sul campo o fuori?

Io sono felice se penso che ero arrivato qui nel 2020 in una piazza depressa da tante delusioni, che non andava in B da 17 anni, con la gente “negativa” e insoddisfatta, e con magari qualcuno che pensava «che ci viene a fare qui questo bergamasco?». Ora è una piazza innamorata, capace di andare in diecimila a Salerno, che fa pienoni ovunque, in casa e trasferta. Davvero bello lavorare qui.

Ci racconta i suoi anni a Catanzaro?

Sono arrivato dopo il Covid, e con il presidente Noto abbiamo fatto un progetto insieme, che contemplava la parte sportiva ma anche quella strutturale. Abbiamo dato consistenza a tutte le aree, compreso il centro sportivo. E questi sono stati i risultati

Lei è uno di forte temperamento. Diversamente si fa fatica al Sud.

Io sono un bergamasco del sud. Nel senso che ho un temperamento caldo. Quando sono arrivato qui ho detto che avrei voluto contribuire a riportare la chiesa al centro del villaggio. Mi riferivo al fatto che Catanzaro negli anni Ottanta era la Calabria. Nel recente passato invece Reggina, Crotone e Cosenza hanno avuto esperienze in B o in A. Ma Catanzaro sta tornando a essere la Calabria.

Infatti sabato ci sarà una invasione di tifosi giallorossi.

Ci seguono ovunque, anche grazie ai tifosi che abitano al Nord. Ogni trasferta sembra di giocare in casa. Una passione contagiosa.

Che ne pensa del Como?

Penso che sia tra le prime quattro, come organico. Con Parma, Palermo e Cremonese. Dunque non mi sorprende che il Como sia lì.

Che ne dice della società azzurra?

Beh, ormai tutti sanno del suo potenziale. Sono felice per i comaschi che adesso si possono divertire. E ora spero che possano lavorare anche per un impianto adeguato, perché è praticamente quello che ho lasciato io. Seimila persone per Como sono poche.

Lei ha avuto un serio problema di salute al cuore, in agosto, per il quale ha dovuto essere operato. Come sta adesso?

Sto bene. Da un paio di settimane mi sento in forma. È stata dura e ne sono uscito anche grazie all’affetto della gente, tra cui i comaschi che mi hanno mandato messaggi d’affetto e anche un post del Calcio Como che mi ha fatto molto piacere. Lo dico davvero.

Come finisce sabato?

Ah, non lo so. Quello del Como è un risultato che vado sempre a vedere a fine partita, non saremo mai nemici. Per 90’ saremo avversari, io accanto al mio Catanzaro. Ma poi resteremo amici: perché io voglio ancora bene ai comaschi.

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