Gabrielloni: «Il primo gol in A? Lo sognavo»

Il bomber del Como: «Ma sapevo che sarebbe arrivato. Che gioia»

Ormai tutte le parole che si potevano usare sono state usate, ma ancora non bastano. Una fiaba, una storia unica, un personaggio senza uguali, a questo punto, nella storia del Como. Eppure Alessandro Gabrielloni non finisce mai di costruire questo romanzo, di aggiungere capitoli uno più emozionante dell’altro.

Una sorta di eroe per i tifosi del Como, un caso da annali per la storia del calcio. Ma, anche, un ragazzo lontano da certi sterotipi del calciatore moderno, che piace tanto per la sua semplicità prima ancora che per i gol e per le emozioni che sa regalare.

Alessandro, una gioia persino difficile da raccontare. Cosa sognare di meglio per il primo gol in serie A?

Veramente, pazzesco. Una gioia unica, e tutto sommato non ho nemmeno dovuto aspettarlo troppo. In un certo senso è arrivato in maniera naturale.

La pazienza, il saper attendere il momento giusto, è una tua grande dote. E più giusto di cosi...

Sì, credo sia la mia più grande qualità. Non è facile, certo, stare in panchina, giocare poco. Ma l’ho sempre saputo accettare. Ho sempre pensato che qualsiasi scelta dell’allenatore è fatta per il bene della squadra, e che il momento opportuno prima o poi arriva.

Come te lo sognavi il primo gol in A della tua vita?

Non ci ho mai pensato troppo. Certo, lo sognavo, ma sapevo che sarebbe arrivato. Ci credevo, serviva solo l’occasione giusta. E sì, certo, è stata un’emozione diversa dal solito. Un po’ di più, lo ammetto. Ma anche per la situazione, per il momento, così sotto la curva. Perfetto, sì.

Ma hai la percezione di quello che sei diventato per il Como e per i suoi tifosi? Quanto lo senti questo amore?

Tanto, ed è qualcosa di bellissimo. Mi piace soprattutto pensare che stimino l’uomo, la persona prima ancora del calciatore.

Un calciatore che comunque ha fatto cose forse all’inizio inimmaginabili. La vittoria con la Roma per esempio può essere una svolta nel campionato del Como.

Un mio marchio di fabbrica sono i gol pesanti, non belli, ma pesanti. E questo era un momento fondamentale, veramente abbiamo preparato questa partita come fosse una finale, non è un modo di dire. Ce lo meritavamo tanto, anche questo ha dato a tutti noi una spinta in più.

Potevi provare anche a segnare il secondo, ma hai preferito passare a Paz. Mossa giusta, ma hai pensato per un attimo anche a tirare tu?

Sì, ma ho visto lui che arrivava e ho preferito dividere la gioia con qualcun altro... in realtà avevo ancora addosso la felicità per il gol. E sono orgoglioso anche di aver fatto segnare un mio compagno.

Quanto hai festeggiato, poi?

Con la mia famiglia, tranquillamente.Bello che proprio domenica ci fossero i miei genitori in tribuna. Sinora erano venuti a vedermi solo contro la Juve.

Ovvero, il giorno dell’esordio in A e il giorno del primo gol. Forse sarebbe il caso di invitarli più spesso...

Eh sì. E la dedica va a loro, ma anche a tutti i miei compagni, quelli di oggi e quelli degli anni scorsi, mi hanno riempito il telefono di messaggi... Quello che pensano di me e il bene che mi vogliono è una cosa rara. Se devo dire un nome su tutti, dico Bellemo. Con lui ho condiviso veramente tutto fino a pochi mesi fa, questo gol è anche per lui. E poi un grazie a Patrick Cutrone, che mi ha aiutato a segnare.

A proposito, noi qui a discutere gioca Cutrone, gioca Belotti. E poi chi risolve sei tu.

Vabbé‘, stavolta. Ero anche a digiuno da tanto tempo. Anche se devo dire che rispetto a tutte le altre volte l’assenza del gol mi pesava di meno, la situazione è stata diversa. Non avevo l’ansia di arrivarci, la voglia chiaramente sì.

Gira un fotomontaggio con la tua immagine al posto della statua di Alessandro Volta, in piazza Volta. L’hai vista?

Ah ah, no, che bello... davvero questo affetto mi riempie di orgoglio. Devo ringraziare anche questa società che mi ha dato modo di costruire questa scalata, di realizzare tutto questo, consentendomi di viverlo con assoluta normalità.

Sei ormai un personaggio anche a casa tua, a Jesi.

Ma lì mi trattano ancora come sempre, magari con maggior riguardo... però non vedo l’ora di tornare a casa per Natale. Sono molto attaccato ai miei amici, alla mia città proprio perché ritrovo questo clima di semplicità, quello che piace a me.

E adesso, l’emozione di San Siro, Affrontare l’Inter con questo stato d’animo aiuterà?

Oddio, è sempre una partita difficilissima.

Ti ricordiamo che avete vinto a Bergamo...

Sicuramente questa vittoria ci dà una consapevolezza diversa, anche se io sono sempre stato positivo e ottimista, tutti noi lo siamo. Con la Roma abbiamo ritrovato l’atteggiamento giusto, intensità, concentrazione, carattere. È stata una vittoria meritatissima. Che non rende le cose più facili, ma che aumenta le certezze sulla qualità del nostro lavoro e su quello che potremo conquistare.

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