Gue Pequeno e lo showbiz. Premio a Gandler: applausi

Lo spettacolo del rapper: tre canzoni alle 14.30. Standing ovation per Cutrone e Paz

“Nulla sarà più come prima”, si era detto dopo aver visto Atalanta-Como. Per il modo in cui gli azzurri avevano vinto a Bergamo. Mai vista una cosa del genere. Sentimento che, se guardiamo al pallone che rotola, si è persino rinvigorito nella partita di ieri. Ma “nulla sarà più come prima”, riguarda anche un altro aspetto. Il mini-concerto del rapper Guè Pequeno, che fa entrare il mondo azzurro nello showbiz che questa società ha in mente da tempo.

Tutto è stato strano, appunto mai visto. Una consolle ricavata nella porzione inagibile della curva ospiti, addobbata a mini palco, teloni neri, lo stemma del Como gigante, le casse da concerto disseminate nei punti strategici dello stadio. Ormai gli allestitori di esterni, come capita per i matrimoni, fanno miracoli: et voilà, come un’area dismessa, che nelle inquadrature tv nella partita contro il Bologna aveva creato anche qualche imbarazzo, è diventato un angolino presentabile. Un dj ha suonato a volume altissimo sin dalle 13.30, il Sinigaglia diventato una discoteca a cielo aperto, mentre la gente accedeva in lunghe ma veloci e tranquille code. Poi, alle 14.25, il rapper è stato annunciato: in completo bianco, ha cantato tre canzoni in piedi sugli spalti. Reazioni della gente? Chi lo conosceva (minoranza), ondeggiava alle sue canzoni; chi non lo conosceva osservava con curiosità; chi riteneva il concerto una profanazione del prepartita, ignorando la cosa e bevendo una birra al bar.

Ma al di là del gradimento o meno (quando Guè si è esibito lo stadio era ormai tutto pieno), l’episodio ci scaraventa nella dimensione voluta da questa società. Non rimarrà un caso isolato. Resta da vedere se si vorrà variare i generi musicali (non si tratta di uno spettacolo da offrire al botteghino, ma di fare un regalo a migliaia di persone che il biglietto lo hanno già preso: Orietta Berti? Gianni Morandi? Ultimo?). Ma in questo senso ieri si è vissuto qualcosa di speciale, inedito, sui cui si può anche cercare di guardare lontano: l’abbinamento con lo show sarà una cosa che per forza vedrà una dimensione più compiuta quando ci sarà lo stadio nuovo. Chissà cosa mai vedremo. Con l’unico timore, che serpeggiava all’esterno dell’impianto tra la gente in coda, di biglietti più cari in futuro, cosa che metterebbe in difficoltà la parte più popolare degli spettatori, che in Italia è sacra. Speriamo di no.

In tribuna, umanità varia. Come sempre. L’attrice di Hollywood Kate Beckinsale, lo youtuber Bella Gianda, gruppo assortito di ex (Cavagnetto, Fontolan, Gentile), poi due nomi su cui è il caso di soffermarsi. Uno: Michael Gandler, primo Ceo del Como degli Hartono, americano, quello che avviò questa avventura. Lo hanno premiato in mezzo al campo (lui non sapeva nulla, una sorpresa), omaggiato da Ludi per la società e da Giummo (leader Pesi Massimi) per i tifosi: «Che bello vedere così lo stadio, dopo aver visto l’inizio in serie D, quando c’era poca gente. Sono emozionato. Grazie a tutti e Forza Como». Poi c’era il sindaco di Verona Damiano Tommasi, ex giocatore, che si è intrattenuto a lungo con il collega di Como Alessandro Rapinese: «L’ho ringraziato, perché se siamo in serie A è anche merito suo. Con lo stadio di Verona a disposizione ci siamo iscritti. Anche se non è servito. Ma senza quella soluzione sarebbe stato un problema». Chi se lo ricorda più?

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