Il Biancoblù Monday del Como scaccia via la tristezza

Non solo Diao e i nuovi idoli dei tifosi, qui è calcio samba

Alla fine, pur tra qualche sofferenza, il Niño Maravilla ce l’abbiamo noi. Non arriva dal Cile, come l’Alexis Sanchez che a Barcellona ha vinto tanto nei tre anni al fianco di Cesc Fabregas, ma dal Camerun, via Spagna. È Assane Diao il nuovo idolo di una tifoseria che, già impazzita per Nico Paz (è tornato e ha segnato), ora s’è innamorata del 2005 che regala magie lungo la fascia.

È Biancoblù Monday, sulle rive del lago. E, al contrario del giorno dell’anno più triste secondo gli abitanti dell’emisfero boreale, si trasforma in una festa. A ritmo di ottimo calcio. Il Como del tecnico spagnolo non sorprende più e si conferma costruito per tenere alto il baricentro, oltreché il possesso di palla. Dalla cintola in su, al di là degli interpreti, Fabregas sta costruendo un’orchestra tutta palla e qualità.

Che suona così all’unisono da accogliere, senza crisi di rigetto, due volti nuovi come quelli di Maxence Caqueret e, appunto, Assane Diao. Uno è centrocampista moderno, ha i numeri per impostare il gioco, l’occhio e la sagacia tattica per infilarsi tra le linee e offendere. L’altro ha gamba, cervello e dinamismo per diventare il crack del girone di ritorno. Il mister non deve averli scelti a caso, e gli algoritmi stavolta non c’entrano. Il francese ha già calcato i campi della Champions League e lo spagnolo nella Liga ha segnato al Barcellona.

Musica che suona celestiale alle orecchie dei tifosi biancoblù. Con l’aggiunta di un altro solista, Gabriel Strefezza, il folletto con sangue brasiliano nelle vene. Costretto a traslocare al centro della trequarti, per via dell’assenza di Nico Paz, è l’uomo ovunque. Fosforo e cambi di passo, a creare superiorità numerica e ispirare manovre. S’intristisce un po’ nell’occasione del gol dell’Udinese, poi è costretto al sacrificio dopo il rosso a Goldaniga.

Giusto al momento di superare l’altro esame di maturità, andando oltre la bambola da maldestra azione di gioco dal basso e il colpo basso dell’inferiorità numerica (risistemata poi con l’espulsione di Solet). Soffrendo, e con più di un brivido, ma dando prova di solidità e resistenza, il Como gliela fa. Una meraviglia, come il Niño di casa nostra.

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