Il Como male e terzultimo

Il post Fiorentina: quella di Fabregas è l’unica squadra a non aver mai vinto negli ultimi due mesi. I conti non tornano anche in considerazione di una società nona nella classifica di spesa al calciomercato

Cesc Fabregas prima della partita con la Fiorentina aveva detto che il momento della verità per il Como arriverà dalla settimana prossima. Speriamo abbia ragione, perché, se vogliamo metterla sull’ironia, non può che sollevarci il fatto che la verità non sia quella delle ultime partite.

E che non sia verità una classifica che vede il Como al terzultimo posto, cioè in piena zona retrocessione. Perché questo è l’impietoso quadro della situazione dopo la tredicesima giornata, ovvero a un terzo di campionato.

La peggiore in assoluto

Cerchiamo di sdrammatizzare, ma bisogna comunque rendersi conto del fatto che in sette giornate sono arrivati due punti, e che il Como è stata l’unica squadra a non aver mai vinto negli ultimi due mesi, la peggiore in assoluto. E qualsiasi considerazione, che sia improntata alla gratitudine che i tifosi devono alla società o a presunti punti che il Como avrebbe meritato ma non ha ottenuto, a questo punto suona veramente stonata.

Anche perché non c’entra nulla con quello che sta succedendo. Qui si parla di errori in serie commessi in campo, di una squadra che ha poca concretezza e poco carattere, e sembra sempre subìre troppo passivamente quello che le succede, come se non dipendesse da lei.

E si parla anche di una società che, a questo punto è giusto dirlo, è stata la nona nelle classifiche di spesa del calciomercato estivo. Certo, c’era da attrezzare la squadra per il cambio di categoria, ma se la metà delle partecipanti, comprese le altre due neopromosse, ha speso di meno, forse è da loro che si possono accettare discorsi legati alle assenze. Dal Como no. Con queste cifre, e con le cifre spese in questi cinque anni, ogni singolo giocatore deve assolutamente essere all’altezza. Perché ad alzare le ambizioni non sono stati i tifosi, ma la società.

Detto tutto questo, appunto, il momento della verità arriva adesso. Dunque i problemi vanno risolti velocemente senza più pensare a nient’altro. E sono quelli visibili a tutti: per esempio un’alternanza tra portieri assolutamente anomala per la serie A, che non ha effetti positivi e di cui non si capisce la filosofia di fondo.

Si decide che può essere più utile l’esperienza di Reina? Opinabile o meno, è una scelta. Ma non si può mettere in campo Audero sempre con una spada di Damocle sulla testa. Tra l’altro, un’alternanza che si vede solo lì, perchè negli altri ruoli i cambiamenti arrivano solo se obbligati. Pensiamo all’attacco, che concretizza pochissimo.

A parte le prime tre gare, che sono un po’ storia a parte, poi si è provato a cambiare qualcosa solo a Empoli, giornata ingiudicabile, in cui uno dei due centrocampisti era Kempf, e palle in avanti di fatto non se ne sono viste. Dunque il problema non si è risolto. E resta anche il dubbio che a volte si possa anche cambiare il modo di giocare piuttosto che cercare arrangiamenti forzati della situazione, come un po’ è successo anche domenica.

Tanti, troppi infortuni

In mezzo al campo è verissimo che la mancanza di Perrone e Roberto è pesante, le partite con loro in campo sono state quelle giocate meglio e non per caso, ma i gol degli avversari sono comunque sempre arrivati. E non servono rimpianti ma soluzioni, perché per esempio Perrone fino a gennaio non ci sarà. A tal proposito, un altro grande tema sono gli infortuni. Tanti, troppi. E non da traumi di gioco. Che cosa non va da questo punto di vista? Solo coincidenze e sfortuna?

Insomma, di dubbi ce ne sono parecchi. Adesso arrivano due scontri salvezza, delicatissimi, contro Monza e Venezia. Ancora diversi giocatori mancheranno, di sicuro anche Dossena che sarà squalificato, ma a questo punto quantomeno si farà chiarezza: quello che il Como vale in termini di qualità e di carattere, in queste due gare deve dimostrarlo per forza, senza alibi e retropensieri, perché per salvarsi servono solo i punti.

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