Il Como non può essere questo. A preoccupare è il centrocampo

S’impone qualche riflessione dopo la disastrosa sconfitta a Torino. Reparto inesistente là in mezzo. Difesa: perché Dossena resta ancora fuori?

Non giriamoci troppo intorno: l’esordio del Como in serie A è stato un disastro. Pur mettendoci dentro tutte le scusanti possibili, pur potendo mettere in preventivo una sconfitta, pur dando alla Juve tutti i meriti che ha avuto. Ma non c’è ancora necessità di allarmarsi, anche perché è di una sola partita che si sta parlando. E di un avversario che lotta per ben altri obiettivi. È però doveroso, come stanno facendo molti tifosi, porsi qualche domanda, qualche riflessione. E questa partita ne propone tante.

Non prima, però, di aver ricordato che anche la Juve di Motta è una squadra in piena costruzione, per di più con un’età media bassissima: Mbangula, alla sua prima partita in A, è del 2004 Yildiz, del 2005, entrambi mattatori della serata. E sette undicesimi della squadra bianconera titolare l’altra sera sono nati dal 2000 in poi, mentre nel Como solo due, Braunoder e Da Cunha, oltre al subentrato Engelhardt. Nel Como titolare gli esordienti assoluti in A erano quattro, più i due subentrati Engelhardt e Gabrielloni. Ma gli altri sette titolari erano, sono, tutti giocatori che la A la conoscono bene.

Cominciamo dalla condizione fisica, e dagli infortuni. La Juve andava il doppio del Como. E sarà un caso, ma dopo venti minuti a Torino come una settimana prima a Genova, bisogna fare il primo cambio. Parliamo di due giocatori con problematiche fisiche particolari, Varane e Baselli. Ma ferma restando la componente sfortuna, che può anche starci, altrimenti se sono così fragili perché metterli in campo e non aspettare che stiano bene? Nel caso di Baselli forse una risposta c’è, ovvero che in questo momento il centrocampo del Como ha davvero poche alternative, troppo poche.

Mancava Mazzitelli, certo, ma un’assenza per reparto è il minimo sindacale da mettere in conto in un torneo che dura nove mesi.

Poi è successo quel che è successo ad Abildgaard - che era comunque in partenza per Pisa, dove giustamente la notizia è stata appresa con molto disappunto -, ma sta di fatto che il centrocampo non si è dimostrato assolutamente all’altezza, specie dopo l’uscita di Baselli, cioè quasi subito. Schiacciato oltre la metà campo quasi costantemente, senza proporre, senza difendere. Un reparto quasi inesistente.

Difesa. L’idea di partenza dal basso, dai piedi di Reina, ha fatto rischiare anche qualche grosso pasticcio. Difficile giudicarlo su gol così belli, ma il suo reparto è stato praticamente inerme in ogni occasione. Anche perché, appunto, davanti non c’era il minimo filtro. A proposito di difesa, forse non sarebbe cambiato nulla, ma perché Dossena continua a restare in panchina? È stato l’acquisto più costoso, ma soprattutto è stato anche il primo. Si allena con il Como dal primo giorno di ritiro, dunque perché in campo ci sono giocatori appena arrivati o quasi e lui no?

Dalle fasce, nulla o quasi è pervenuto. Mancava Iovine, ma con tutto il bene è impossibile pensare che sia lui a poter cambiare le cose. Ci vorrebbe, anche, un po’ di forza fisica in più. Poco si può dire anche di Strefezza, che prova a fare un po’ da se’ ma da solo non risolve niente, mentre Da Cunha non si è proprio visto. Giudicare Belotti e Cutrone con queste premesse è anche piuttosto difficile, se la squadra non fa gioco, se i palloni non arrivano, possono fare davvero poco. E a quel punto che ci siano loro, Gabrielloni o Cerri è la stessa cosa.

Insomma, di lavoro da fare ce n’è veramente tantissimo. Ma ci sono anche una decina di giorni di mercato che vanno sfruttati veramente bene, rinforzando tutti i reparti. Una sconfitta con la Juve ci sta, è vero. Ma non ci sta che il Como sia quello che abbiamo visto lunedì sera.

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