Il guru-filosofo: «Io in paradiso. Cesc? un vincente»

Roberts: «Lavoro dove c’è un progetto speciale. Questa storia è pazzesca»

La gente a Como si è innamorata di lui. Non c’è tifoso che, se gli nomini Osian Roberts, non risponda con un sorriso e un pollice in su. Anche se arrivato come tutor di Cesc Fabregas, il tecnico gallese ha saputo imporre la sua figura di vecchio saggio, smussando gli angoli di una avventura per certi versi vissuta con un po’ di tensione.

Roberts, quello che ha formato da istruttore federale allenatori come Vieira e Arteta; Roberts, quello che ha lavorato in Marocco, costruendo il quarto posto mondiale dei nordafricani: Roberts, accogliente come un porto sicuro, in panchina, con la sua paciosa, granitica calma anche quando tutto sembrava crollare, o viceversa esplodere come un petardo. Ora che tutto è finito (bene), quattro chiacchiere seduti al tavolino di un bar di fronte allo stadio è proprio quello che molti tifosi avrebbero voluto fare. Lo abbiamo fatto noi per tutti.

Mr Roberts: ha sentito l’affetto della gente?

Certo che sì. Sono contento, li ringrazio. Abito a due passi dal centro, e quando vado in giro mi capita che la gente mi incoraggi. Piacevole.

Lei è molto calmo in panchina. Questo è piaciuto molto.

Credo che cercare di essere freddi, possa essere un bel modo di valutare le cose con calma. Sei più lucido. Ci sono gli allenatori come Guardiola, che si agitano, e quelli come Ancelotti che sono calmi. Sa cosa dico io ai miei alunni?

Prego.

Che l’importante è essere se stessi e che non bisogna mai copiare qualcuno, o scimmiottare l’allenatore di turno. Essere se stessi aiuta a prendere le decisioni giuste.

Ok: ma accanto a lei, il suo vice Fabregas, era tutto il contrario...

Spesso succede che accanto a un capo allenatore agitato ci sai un vice calmo e viceversa.

Ma adesso che Fabregas sarà capo allenatore, come diventerà?

Deve restare se stesso. Basta che non esageri, come Van Gaal al quale han dovuto dare un tablet sulle ginocchia per costringerlo a stare seduto...

Lei è un docente al corso di allenatori della federazione gallese: che giudizio darebbe di Fabregas?

Cesc è un vincente ed è la sua caratteristica più spiccata. È ossessionato dalla vittoria. Lui non si innamora di un sistema di gioco, non guarda alla teoria, ma cerca la strada più efficace per andare a vincere. È la sua qualità più importante.

Siete mai stati in disaccordo?

Certo che sì. Come potrebbe essere altrimenti. Ma se vuoi essere costruttivo, vivisezioni la questione, e la esamini. Sia che si vada avanti con l’idea di uno o di quell’altro, l’importante poi è che quando si prende una strada, tutti e due la seguano facendo gruppo. È quello che è sempre successo.

Il Como di Roberts. A volte di possesso a volte di contropiede.

Se uno potesse avere la sua squadra ideale, preferirebbe avere più possesso. Se hai la palla tu, non ce l’hanno gli avversari. Ma il nostro non è mai stato un possesso così, tanto per il piacere di avere le statistiche dalla nostra parte, Era un possesso per vincere, per essere efficaci. Se posso avere un 40% di possesso o un 60%, preferisco il 60%. Però...

Però?

La questione deve essere: cosa facciamo nel 40% di non possesso? E lì devi lavorare bene. Pensare a come essere efficace in contropiede, ma anche pensare che a volte conviene rallentare, trasformare il contropiede in un possesso per rifiatare. Le partite sono fatte da tanti elementi.

Il Como più bello di Roberts-Fabregas.

A Palermo è stato un grande esame. Lo stadio pieno, condizioni ambientali difficili, un avversario tosto... Abbiamo dominato la prima parte e anche se abbiamo perso, a fine gara abbiamo detto wow: qualche mese fa ci avrebbero spazzato via. Lì abbiamo capito che la squadra aveva la mentalità giusta. Poi Como-Venezia: non la nostra migliore partita, ma è piaciuto come abbiamo comunque trovato la strada di vincerla.

Quando Osian Roberts è tornato a casa insoddisfatto?

Quando abbiamo vinto delle partite, ma non abbiamo avuto sempre la partita in mano: Pisa in casa (a proposito, il loro allenatore mi piace molto), Sudtirol in casa, Feralpi fuori. Certe cose magari per il pubblico non contano, ma per un allenatore sì. Ti resta qualcosa di incompiuto.

Osian Roberts, grande esperienza, però non sempre in prima linea. Come mai?

Nella mia vita ho fatto il capo allenatore, l’assistente e il Direttore Tecnico. Mi è piaciuto fare tutto. A un certo punto, però, decisivo è stato il progetto dove ero chiamato a fare determinate cose. Se mi chiedessero di allenare a Los Angeles, ci andrei. Se mi dessero una squadra di seconda o terza serie in Inghilterra magari no. Dipende.

Ok, ma da assistente lei trasmette qualcosa di speciale. Non è il classico vice.

Vero, perché non sono più giovane, e il ruolo è diverso, magari con un tecnico che ha molti meno anni di me.

E allora perché Como?

Questo è un progetto bellissimo. Pazzesco, C’è tutto quello che spesso in una avventura sportiva non trovi. Una proprietà importante che vuole far qualcosa di grosso; un gruppo di lavoro dove remano tutti dalla stesa parte, senza gelosie o guerre interne; un posto speciale. Personaggi importanti del calcio mondiale. Cosa volete di più? Sapete cosa mi ha detto Henry l’altro giorno?

No.

Gli spiegavo su cosa avremmo lavorato in futuro, e lui mi ha detto: molto affascinante, e poi farlo in Paradiso...

Chi l’ha portata qui?

Thierry Henry. Abbiamo lavorato insieme per parecchio tempo. Lui ha fatto il mio nome.

A proposito: cosa farà Osian Roberts l’anno prossimo?

Ho un accordo di due anni e mezzo con il club. I primi sei mesi dovevo allenare, poi dovrò occuparmi di strutturare il club nella sua parte tecnica per essere pronto alla sfida di rimanere in A a lungo.

In tuta o in giacca e cravatta?

Amo il prato... Mi vedrete a Mozzate, a volte in borghese a volte in tuta. Voglio un feedback continuo con gli allenatori del settore giovanile. Un progetto bellissimo.

Come vive a Como?

Benissimo. Intanto non ho dovuto fare molto per convincere mia moglie: è già innamorata di Como. Mi piacciono i ristoranti. Ho lavorato in posti dove la cucina era buonissima, come il Marocco o la Francia, ma l’Italia le batte tutte. Il top.

Le piace la birra?

No. Per la verità preferisco il vino rosso.

L’altro giorno l’hanno avvistata in barca...

Sì, una gita con parenti. Ieri invece siamo andati a Bellagio in battello. Durante la stagione amo passeggiare in città.

Farà le vacanze qui?

Adesso vado a casa una settimana, ma poi tornerò già a lavorare. La mia vita è il calcio, e non vedo l’ora di buttarmi a testa bassa sul nuovo progetto.

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