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Sabato 21 Dicembre 2024
«Il mio cuore diviso, ma quanto è bello il progetto del Como»
Il giornalista comasco Biasin: ««Che società: non si spaventa davanti alle sconfitte e punta in alto»
Se sei cresciuto a Como e tifi Inter, inevitabilmente la sfida di lunedì avrà un sapore particolare. Se poi aggiungi che sei anche uno dei giornalisti italiani più influenti del web, sempre preciso, mai banale, allora diventa ancora più difficile guardare quei 90 minuti senza lasciarsi trasportare troppo dalle emozioni.
Fabrizio Biasin, giornalista sportivo da due decenni, è un innamorato del calcio e dei colori nerazzurri. Ma non può restare indifferente nemmeno di fronte al Calcio Como. Sarà per il ricordo delle partite a calcetto al campetto dell’oratorio di Brunate, oppure per le serate in città con gli amici di sempre. Per toglierci ogni dubbio, in vista del match di lunedì a San Siro, lo abbiamo incontrato…
Fabrizio, come vivrà questa partita?
È speciale. Per quel che mi riguarda, è la partita più bella che possa esserci. Da un lato la città dove ho vissuto tanti anni, dall’altra la squadra di cui mi sono innamorato nel tempo. Sarà un confronto tra due formazioni che in maniera diversa manifestano bellezza: la più forte di tutte, almeno per il momento, contro quella con il progetto più moderno e ambizioso dell’intera Serie A.
Andava spesso al Sinigaglia?
Da piccolo seguivo tutte le partite con mio padre in Curva ovest. L’ultima volta, ero presente il giorno della promozione: è stato davvero emozionante. Sembrava non arrivare, poi alla fine si è incastrato tutto. Me la sono vissuta al massimo, dal prepartita con i miei amici fino a notte tarda. Avevo già partecipato ad altre feste, ricordo quella della promozione dalla C alla B, ma questa è stata senza dubbio la più bella. E poi ero seduto di fianco ai genitori di Verdi: quando ha segnato il rigore ci siamo abbracciati.
Che ne pensa del “modello Como”?
Mi piace molto l’impronta che sta dando la società. In Serie A siamo abituati a progetti con breve scadenza, tant’è che i tifosi si arrabbiano dopo la prima sconfitta. Al Como invece la prospettiva è ampia: non si spaventano di tre o quattro partite che vanno male, hanno le idee chiare sul lunghissimo periodo. E poi, per quanto riguarda lo show allo stadio, hanno promosso una serie di iniziative completamente inedite per il nostro calcio. Tutti sappiamo quanto sia importante la promozione dell’immagine. Stanno portando avanti questa cosa in modo intelligente, cerca di abbracciare tutta la popolazione, non solo quella appassionata di calcio, per far conoscere il territorio anche oltre il lago. È una proposta innovativa e per questo interessante. Soprattutto, la stanno portando avanti con molta classe.
Contro la Roma in tribuna c’era Zanetti…stava guardando Nico Paz?
Tra argentini si conoscono. Ma credo, banalmente, che si sia voluto concedere una giornata allo stadio. Zanetti ormai è un comasco acquisito, conosce bene la città, quindi non mi sorprende. La coincidenza vuole che lunedì ci sia Inter-Como, ma non credo sia venuto per osservare qualcuno…
Dove può arrivare l’Inter quest’anno?
Non c’è una priorità. L’anno scorso l’idea era vincere lo scudetto a costo di mettere a repentaglio il percorso europeo. Quest’anno è diverso. Gli impegni sono tanti e far ruotare il parco giocatori è difficile: fino adesso Inzaghi ci sta riuscendo, la situazione è buona su tutti i fronti. Generalmente, direi che è più facile riconfermarsi in Italia. Porsi come obiettivo principale il colpaccio in Europa forse è troppo arrogante…
Fabregas dice di ispirarsi a Inzaghi. Lei come lo vede?
Mi piace molto. Avevo dei dubbi lo scorso anno quando è subentrato a Longo, ma alla fine hanno avuto ragione gli altri. L’impronta del calciatore, anche nelle nuove vesti, si nota: il suo è un calcio moderno e propositivo, forse anche troppo per chi deve salvarsi. Per lui sarebbe più facile fare risultati con una squadra di medio-alta classifica. Eppure il Como vuole questo: mettere insieme un gruppo con delle qualità importanti per specchiarsi nelle idee dell’allenatore.
Che sfida si aspetta lunedì?
Per il Como una partita di sofferenza: provare a fare calcio a viso aperto contro l’Inter potrebbe essere rischioso, se non altro perché quest’anno gli uomini di Inzaghi sono sempre riusciti a schiacciare tutti gli avversari nella loro metà campo. Reggere il ritmo sarà difficile. D’altro canto, la vittoria contro la Roma permette al Como di concedersi una partita spensierata, i tre punti gli hanno permesso di respirare. Mi piacerebbe vedere in campo Gabrielloni: dopo quel gol, giocare a San Siro sarebbe l’ennesimo coronamento di una storia incredibile.
Il Como si salverà?
Facendo tutti gli scongiuri del caso, ci sono almeno tre squadre molto più indietro. Secondo me, il Como dovrebbe avere almeno 7 punti in più in classifica per quello che ha mostrato. Non sono preoccupato. Sul medio lungo periodo farà un bel percorso e poi vedremo gli arrivi a gennaio: sicuramente manca un punto di riferimento in porta, e poi direi un centravanti. Al netto della buona volontà di Cutrone e Belotti, occorre quel tipo di attaccante che garantisce concretezza. Un esempio: quest’estate speravo con tutto me stesso che prendessero Pinamonti, alla fine è andato al Genoa…
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