La carica dei tifosi: «Il Como più bello»

Morale alto dopo la prestazione al Sinigaglia contro il Bologna

Più che l’amarezza, potè l’entusiasmo. Roba da pazzi, se si aggiunge che il luogo è Como, cioè quello del perenne brontolìo. Eppure questa è un’altra impresa fatta da questa società: dopo un pareggio subìto al 91’, sprecando due gol di vantaggio, la mattina dopo trovare una tifoseria come quella azzurra con i cuoricini sugli occhi, come gli emoticon sul telefonino, è una notizia.

La misura della febbre è stata rilevata ieri mattina con il termometro della camminata organizzata dai Pesi Massimi per ricordare la figura di Nino Balducci («Se ci fosse stato ieri, avrebbe urlato reteee come non mai», ha ricordato Alessandro Giummo davanti alle figlie commosse): circa 250 tifosi, sondaggio più affidabile degli anonimi social se non altro perché nel serpentone che si è messo in marcia tra Villa Olmo e il centro città con partenza e arrivo allo stadio, c’erano facce che frequentano il Sinigaglia da decenni.

Ritornello

Il ritornello è stato uno: «Mai visto un Como così!». Bisogna poi sfrondare e tradurre. Ma lo facevano già ieri i tifosi: «Abbiamo avuto Como che ci hanno fatto esaltare e che hanno giocato all’attacco, come quello di Marchioro del 1979-80, ma erano serie inferiori. In A si ricorda quello di Mondonico. Poi quelli fantastici di Bianchi, Marchesi o Burgnich erano comunque squadre basate sulla solidità, con gente come Casagrande, Centi e la linea difensiva a fare muro. Ieri abbiamo visto sei uomini offensivi in campo, gioco spettacolare, aggressione, in serie A. Dai, mai visto».

La sfiducia non abita qui, mentre si cammina con maglie azzurre e sciarpe legate allo zainetto: «I punti? Sono pochi, ma guardiano alla prospettiva. La cosa clamorosa è quanto la squadra migliora settimana dopo settimana. Se questo è solo l’inizio, beh non voglio immaginare cosa saremo tra un po’». Un tifoso ha lo sguardo estasiato: «Ma avete visto quel colpo dell’elastico di Strefezza? (cioè spostamento della palla con l’esterno del piede e recupero in aria con l’interno). C’è stato un boato di approvazione della gente. Solo Dirceu faceva cose così».

Insomma, c’è fiducia. Poi c’è, certo, l’analisi della sconfitta. Scegliete la chiave che preferite: «La differenza l’ha fatta il valore delle panchine: loro sono una squadra da Champions e avevano i pezzi da novanta da buttare dentro». «Non si possono sprecare gol così, e Belotti non può sbagliare quel gol. E’ Belotti, uno come lui quel colpo di testa lo deve mettere in porta». «Fabregas ha tardato troppo i cambi, doveva dare più concretezza sacrificando qualche uomo di qualità. E mettere Gabrielloni, non Belotti». Ma tutto detto con grande serenità. Sui singoli, ancora qualche perplessità su Moreno, forse perché ha lasciato molto spazio a Iling sul gol. Paz, Fadera, Cutrone e Strefezza in cima ai gradimenti: «Strefezza ha svoltato, si prende le sue responsabilità, può essere un crack».

Stadio

Ma negli occhi dei tifosi riuniti per ricordare il grande telecronista, c’era anche la gioia per lo stadio e il pubblico: «Lo stadio un gioiellino. Mai stato così bello. I distinti sono un muro. La gente tantissima. Certo, è cambiato il target. Trenta, quaranta anni fa c’erano più tifosi, oggi ci sono molti occasionali, tante donne, stranieri, magari persone arrivate allo stadio per la prima volta. Allora sugli spalti c’era più adrenalina, adesso è più uno spettacolo».

Intanto alla spicciolata, i partecipanti sono arrivati al traguardo, dove hanno ricevuto una medaglia ricordo e hanno potuto lasciare un commento sul libro dei ricordi, che sarà consegnato alle sorelle, figlie dell’indimenticabile Nino. Mentre i Pesi Massimi stanno lavorando all’organizzazione di uno spettacolo teatrale al Teatro Sociale, il 12 ottobre, dal titolo “Una questione delicata”

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