La mano dura del giudice? «Una rivoluzione culturale»

Il caso Il presidente degli arbitri Quadranti parla della situazione del calcio dilettanti e delle maxi squalifiche

E ora, parlano gli arbitri. Perché sono loro i soggetti direttamente interessati dalla “querelle”. L’inasprimento delle sanzioni a carico di chi commette atti di violenza nei confronti degli arbitri ha comportato, come prima conseguenza, l’aumento del numero e della durata di squalifiche tra dirigenti, allenatori e giocatori del calcio dilettantistico. La modifica degli articoli 35 e 36 del Codice di giustizia sportiva della Figc, per ora, non piace agli attori in campo, ma è una normativa nuova introdotta a maggior tutela degli arbitri.

Il presidente della sezione Aia “Andrea Riella” di Como, Edoardo Quadranti, prova a chiarirne i contorni: «La nostra indicazione agli arbitri è di riportare fedelmente ciò che viene detto sul campo, dall’insulto alla semplice protesta. Ed è giusto che sia così: così come noi arbitri non ci permettiamo di contestare un cambio di un allenatore o una giocata sbagliata del giocatore, non possiamo viceversa accettare che ci venga anche solo contestata una decisione».

Lo stesso metro, in seno all’Aia Como, è applicato nei confronti degli arbitri che “sgarrano”: «Se vediamo atteggiamenti sbagliati nei confronti di società, panchine, giocatori o anche del pubblico, ed è successo qualche volta, siamo i primi a prendere provvedimenti sospensivi, anche di due mesi, per i nostri tesserati».

L’arbitro quindi riporta ciò che vede e sente: «Poi – continua Quadranti – come sempre è il giudice sportivo a prendere le decisioni, applicando però il regolamento. Io stesso vedo molti referti: basta dire “sei un incapace” e minimo sono due-tre giornate. A mio giudizio è giusto che sia così: è venuta l’ora di cominciare a cambiare un po’ la cultura sportiva, introducendo un rispetto reciproco che non sempre si vede, anche la foga del momento che magari in passato è stata tollerata ora deve essere arginata».

Quadranti esclude che ci siano state esagerazioni: «Non credo, la direttiva è di segnare tutto sul referto, dai campionati giovanili a salire: è un’indicazione importante soprattutto per i nuovi arbitri e i giovani. L’arbitro più “scafato” ha più personalità e sa gestire al meglio i vari casi, ma anche gli esperti hanno questa consegna da parte nostra. Credo che nessuno dei nostri abbia fin ora calcato la mano: ha solo applicando regolamenti e direttive».

È soprattutto una questione “culturale”: «Può essere una rivoluzione che magari richiederà anni di lavoro. Ma tengo anche a dire che Como, rispetto ad altre delegazioni provinciali, è ancora un’oasi felice per quanto riguarda episodi di violenza nei confronti degli arbitri».

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