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Martedì 25 Febbraio 2025
L’emozione di Suwarso: «Mi sono commosso»
Intervista «Spero che al Como capiti quello che è normale per le grandi squadre, avere tanti tifosi che lo tifano anche in altre città»
Fa freddo, ma il cuore è caldo. Mirwan Suwarso, nella consueta passeggiata mattutina da Piazza Cavour alla sede di Sent in via Masia, si gode i suoni e le emozioni di una domenica speciale. Un caleidoscopio meraviglioso che gli ha sicuramente colorato la mente, domenica sera quando è stato il momento di addormentarsi, con la testa sprofondata nel cuscino. Ma che adesso, nella passeggiata frizzante solitaria del lunedì, tra auto che lo sfiorano indifferenti, gli deve apparire ancora più ricco e vivo di colori.
Si sa, la memoria è come una mano di “fluo” per i colori. Suwarso ha la faccia beata. Meno di 24 ore prima il suo Como ha scritto una pagina storica del libro azzurro. Ha battuto la capolista (non rompete le balle sul fatto che non lo fosse, perché l’Inter aveva vinto sabato: in un calcio “normale” la classifica si pesa a giornate, non ad anticipi, dunque il Napoli era indiscutibilmente la capolista), in una giornata che forse mai come prima (eccetto, ehm, per gli attori in tribuna...) ha acceso i riflettori sulla sua creatura. Perché sul fatto che questa sia una sua creatura, anzi una sua idea, non ci piove. Dicevamo. Il Como ha battuto il Napoli. E qualcuno ha detto: il presidente alla fine della partita piangeva. Era commosso. E’ vero, Suwarso? «No», e scoppia a ridere come il bambino preso con le mani nella marmellata. «Sì, un po’ è vero dai. È stato emozionante». Avete fatto la storia. «Dite? Beh, ho studiato i libri, ho visto che il Como ha battuto Inter e Juve, mi pare nel 1986». Si ma stavolta era la capolista. «Siamo contenti. Ma sia io che Fabregas non siamo certo appagati. Due successi uno dietro l’altro, ok, importante per ottenere il traguardo di quest’anno che è la salvezza. Fondamentale. Ma poi vogliamo crescere, crescere ancora. Sempre crescere. Sa qual è il mio sogno? Che al Como capiti quello che è normale per le grandi squadre, come ad esempio succede per il Napoli: avere tanti tifosi che tifano anche in altre città. Mi piacerebbe vedere che possano nascere tifosi del Como anche altrove, e vedere che a Como sia sempre maggiore il numero di tifosi che tifano solo Como». Non è un’intervista, è una chiacchierata sul marciapiede, nell’estasi del momento. «Come sono io? Contento ma rilassato. Andiamo sempre avanti».
Ma come fate a pescare giovani sempre così performanti e soprattutto così costanti? «Perché abbiamo un sistema di recruitement molto preparato, e c’è Fabregas che prende informazioni dettagliate anche sulla personalità dei giocatori». Il regalo della birra: «Voleva essere un gesto di cuore, spero che tutti abbiamo capito». Ma la faccia è quella che dice, basta così. Più che birra, adesso serve lo champagne per festeggiare: «Vado in ufficio, ho parecchie cose da fare». Chissà, magari avrà il tempo per abbandonarsi un attimo all’indietro, sullo schienale della poltrona, guardare in alto, e dirsi: «Mamma mia, cosa abbiamo fatto!».
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