L’ossessione di Fabregas: «Più cattivi»

Lo ha ripetuto nelle ultime tre conferenze stampa: il prossimo step sarà l’aggressività nell’uno contro uno. Gli allenatori avversari lodano il bel gioco, ma il tecnico spagnolo ora ha un solo obiettivo: il clean sheet (giocando)

Quando c’è la sosta, a Mozzate si lavora il doppio. Non come carichi di lavoro ma come intensità e obiettivi. Dopo tre giorni di vacanza (avrete visto le immagini di Fabregas a Miami a casa del suo amico Messi; molti giocatori azzurri ne hanno approfittato per andre in giro per l’Europa), la comitiva è tornata a Mozzate per lavorare su quei particolari che vanno sistemati per trasformare una squadra che “gioca bene” in una che “vince”.

Tecnico

Fabregas si comporta come il tecnico di una vettura di Formula 1 avveniristica che deve mettere tutto assieme per fare tempi record sul giro. Aggiusta di qua, modifica di là, correggi a destra, sposta a sinistra: l’obiettivo è trasformare i complimenti in punti. Già: i complimenti. Ne ha ricevuti tanti il Como, anche dai colleghi di Fabregas. Conte dopo Como-Napoli ha detto di aver visto una grande squadra e Gilardino, dopo Genoa-Como, ha addirittura esagerato: «Da quando alleno il Genoa non ho mai visto una squadra che gioca così contro di noi». Ma a Fabregas questi complimenti, se da una parte avranno fatto piacere, dall’altra gli avranno venire l’orticaria. Sono la conferma di quel che dice lui: e cioè che, con una mole di gioco così, non si può essere in quella posizione di classifica. Dei complimenti per il bel gioco non sa cosa farsene. Lui è un vincente e dedica anima e corpo alle soluzioni per smettere di regalare gol e punti. La soluzione non è un segreto. Basta aver ascoltato con attenzione le conferenze stampa dell’allenatore spagnolo dopo le ultime partite. Tutte e tre le volte ha ripetuto lo stesso ritornello: «Dobbiamo essere più cattivi, dobbiamo avere più fame nei duelli uno contro uno. E’ il prossimo passo».

Fa specie sentire da un allenatore che ha voluto la qualità nella rosa, che ha voluto piedi buoni in mezzo al campo e sulla trequarti avanzata, parlare di duelli, grinta e lotta uomo contro uomo. Ma la verità è che nella sua testa la qualità fa la differenza solamente dopo aver sputato sangue a ogni metro. Un concetto banale, vecchio quanto il calcio, ma che adesso torna di attualità. Perché l’atteggiamento di Empoli e Genoa, ad esempio, è stato, sotto il profilo della grinta, della voglia di arrivare primi sulle seconde palle, esemplare. Anche la Lazio lo è stata. E Fabregas lo ha detto chiaro e tondo dopo la sfida: «Se Castellanos salta di fronte a Dossena e la prende prima di testa, la qualità del gioco e dell’impianto tattico non c’entra nulla. Bisogna ripartire da lì». La Lazio, partendo da lì, ci ha messo la qualità, Empoli e Genoa solo la voglia, perché la qualità ne hanno meno. Il Como, che ce l’ha, decollerà solo dopo questa iniezione di energia.

Senza gol

Anche perché quella del clean sheet è diventata la prima esigenza. Neppure schierando Kempf a centrocampo a Empoli, la squadra è riuscita a tenere violata la porta. Ma a Genova, con Da Cunha, comunque Fabregas ha confermato che cercherà il miglioramento dei risultati comunque vada attraverso il gioco, senza cambiare di una virgola il suo credo tattico. Chiede solo maggiore cattiveria. Una cosa che, tra l’altro, aveva citato anche nel raccontare il campionato di serie B, a fine stagione: «Siamo troppo buoni, poco maliziosi. Dobbiamo essere più smaliziati e più cattivi nei duelli uno contro uno». Il ritornello non è cambiato. Fabregas sta lavorando su questo. Prepariamoci a vedere una squadra più cattiva in campo.

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