Occasione Como, arriva il Lecce

Turno casalingo da sfruttare contro una delle rivali dirette: i tre punti sono troppo importanti

Una partita da vincere assolutamente. Una prova in cui stavolta non possono esserci alibi legati al valore dell’avversario, in un turno che, a differenza di quello appena passato in cui sul fondo non era cambiato nulla, stavolta in ogni caso avrà effetti sulla classifica. Di che tipo, dipenderà proprio dal Como, oggi direttamente artefice del proprio destino ben più che in altre occasioni.

Perché qualche squadra ha allungato il passo, e anche il Como può farlo, mettendo una distanza un po’ più significativa tra sé e la zona salvezza. E perché battere il Lecce vorrebbe dire sorpassarlo, distanziandolo di due punti, guadagnando in ogni caso almeno una posizione in più in classifica. E potrebbe essere una vittoria anche alla lunga molto preziosa. C’è curiosità intorno a questa partita del Como per più motivi. Dopo che la squadra di Fabregas quindici giorni fa è tornata alla vittoria battendo la Roma è come se una ventata di aria nuova e diversa sia tornata a soffiare: tanto ha fatto quel riuscire finalmente a non prendere gol, oltre che a conquistare i tre punti, ma anche è servita la prova di lunedì scorso contro l’Inter, pur senza raccogliere punti.

Il Como è riuscito a essere non più solo bello ma anche a migliorare in aggressività, in solidità difensiva, aspetti su cui Fabregas ha insistito tanto, nel lavoro e nei commenti positivi verso i suoi giocatori. Oggi serve però anche quel qualcosa in più quando si ha la palla tra i piedi, in fase di ultimo passaggio, di realizzazione. Quello che lo stesso tecnico ha indicato tra le cose che non sono andate bene a San Siro, ma che contro il Lecce saranno meno perdonabili. Perché, appunto, bisogna vincere.

La frase della settimana è stata quel «si è visto chi ha il mio calcio nel sangue», pronunciata dal tecnico a Milano. A Fabregas è piaciuto chi ha avuto maggiore personalità, chi anche ha osato un po’ di più, oltre a metterci la giusta dose di aggressività. Gli è piaciuto anche il sistema di gioco che per la prima volta è stato proposto dall’inizio, un 3-4-2-1 che, per bocca dello stesso mister, nelle occasioni in cui è stato utilizzato - Fabregas ha fatto riferimento preciso ad alcune partite in cui si è cambiato in corsa – la squadra «si è sentita bene», è migliorata, ha trovato più stabilità. Insomma, si è capito che la difesa a tre non è stata solo una mossa anti Inter, legata anche a qualche assenza tipo quella degli esterni sinistri difensivi, ma un sistema di gioco ragionato e riproponibile in altre situazioni,

Tipo, per esempio, anche oggi.

Così come, in maniera persino più chiara ed esplicita, ha negato la possibilità, per ora, di ricorrere alle due punte nella formazione iniziale, riferendosi in particolare alla convivenza in campo tra Belotti e Cutrone. O uno o l’altro, affiancabili casomai in corsa da Gabrielloni, la cui presenza in panchina resterà però in forse più o meno sino all’ultimo dopo la botta al polpaccio che lo ha già tenuto fermo a Milano. Sicuri invece i rientri di Moreno e Sala, che potrebbero però anche restare in panchina visto il possibile nuovo assetto difensivo.

Le ispirazioni per la punta dunque dovranno passare tanto dal centrocampo, dalle giocate degli esterni, dai piedi di Paz e Strefezza. Visto il filone positivo di queste ultime gare, più facile che l’unica punta in campo inizialmente sia Belotti, anche se Fabregas ha comunque lasciato aperto il ballottaggio con Cutrone.

© RIPRODUZIONE RISERVATA