Quella volta sotto la curva nel 1984. E forse fu la prima

Curiosità La squadra azzurra, capolista (sarebbe andata in A con Burgnich allenatore) fu sconfitta in casa dal Catanzaro ultimo in classifica: 1-2.

La Gazzetta dello Sport, sul suo portale web, a firma di quel poeta-filosofo di Furio Zara, rispolvera come una pietra miliare un episodio del campionato 1983-84 del Como. La squadra azzurra, capolista (sarebbe andata in A con Burgnich allenatore) fu sconfitta in casa dal Catanzaro ultimo in classifica: 1-2. Alla fine della partita, la squadra si incamminò verso gli spogliatoi a testa basa, ma poco dopo fece dietrofront, spinta a recarsi sotto la curva dei tifosi del Como (allora era la Curva Monumento) dall’allenatore. Il motivo, con respiro nazionale, del pezzo della Gazzetta è: fu la prima volta di una squadra intera sotto la curva dopo una sconfitta, a chiedere scusa. Una prassi un po’ triste, negli stadi di oggi, in quanto non più spontanea ma obbligata. Che nella versione più infamante per i giocatori si riduce alla squadra in silenzio a testa bassa ad ascoltare gli insulti e gli improperi dei tifosi, una sorta di gogna manifesta. Può darsi che Zara abbia ragione, che quella fosse la prima volta. Quello che è certo è che in quell’episodio c’era ben poco del clima che contraddistingue certe dinamiche di oggi. Il Como andò sotto la curva, spinta dall’allenatore, per ringraziare i tifosi che avevano incitato sino al 90’, tifosi che nemmeno si aspettavano un gesto del genere. Racconta Luca Fusi, oggi allenatore della Bellagina, centrocampista di quel magico Como: «Andammo sotto a ringraziarli. Ci avevano sostenuto tutta la partita, una gara che non avremmo mai pareggiato nemmeno giocando 100 minuti. Ma nei tifosi non c’era nessun atteggiamento aggressivo e contestatorio. E del resto oggi il clima è tutto diverso, le curve tendono a imporre la loro presenza e hanno un contatto diretto più forte con squadra e società. Allora era una cosa molto più spontanea. Difficile fare paragoni con certe scene di oggi».

Quello che però è curioso è che, ciclicamente, nella storia del Como capitino giornate come quelle. Il famoso Como-Parma del 1979-80, con gli azzurri lanciati verso la A e una sconfitta inattesa in casa che fece scatenare qualche tifoso contro i giocatori (fuori dallo stadio) al grido di «venduti, non volete andare in A». E poi il famoso Palermo-Como del 2001 (anche lì poi salto in A), uno 0-0 senza emozioni che venne preso come un affronto dai tifosi che si fecero tutto lo stivale per esserci. E non avevano tutti i torti, se addirittura la Gazzetta dello Sport di allora rinunciò a dare i voti ai giocatori, vista la totale assenza di atteggiamento belligerante. Comunque, in quella passeggiata di cuore sotto la curva del 1984, da qui non riusciamo a vederci nulla di più di uno spicchio di calcio più spontaneo e caloroso di quello di oggi, che spesso è invece preda di veleni. Inutili.

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