Como calcio / Erba
Domenica 22 Dicembre 2024
Serena: «Io ex di Inter e Como, che bel match»
Parla l’ex attaccante ora commentatore televisivo
Due anni fa su Facebook postò il suo primo contratto da professionista. Era il contratto che lo legò al Como nel 1979, in serie B. Lui è Aldo Serena, attaccante famoso per aver giocato due derby con quattro maglie diverse (Inter, Milan, Torino e Juventus). Non basta: qualche mese fa su X ha postato due immagini, una di un gol del Como attuale e una del “suo” Como perché curiosamente simili. Questo per dire che l’uomo dello scudetto dei record con l’Inter del 1989, ha ancora bene in mente la sua esperienza azzurra, a 19 anni, sebbene durò solo una stagione, il 1979-80. Un anno non banale, promozione in A, la seconda stagione del grande salto di Marchioro dalla C alla A. Lunedì c’è Inter-Como, e lui può essere l’uomo giusto per introdurre il match. Tanto più che oggi è commentatore di Sky e dunque preparatissimo sul campionato.
Se le diciamo Como?
E beh, impossibile dimenticare. La mia prima esperienza da giocatore professionista. Ero nel Montebelluna, mi prese l’Inter ma Beltrami aveva un grande rapporto con il Como e mi mandò qui. Tra l’altro avrei dovuto arrivare l’anno prima, ma il Como andò in C e l’Inter aspettò un anno a spedirmi sul lago.
Stagione importante: promozione in A.
Ero l’attaccante di riserva, entravo a partita in corso, qualche volta titolare. Però segnai due gol importanti, uno alla Pistoiese in trasferta e uno in casa al Brescia, vale a dire le due squadre vennero in A con noi. Non male. Al Brescia segnai a quello che poi sarebbe diventato un mio amico: Malgioglio.
Cosa ricorda di quel Como?
Era una squadra compatta. Non segnavamo tanti gol, credo che la percentuale realizzativa dei singoli fosse bassa, a parte Nicoletti. Ma avevamo piedi buoni a centrocampo, Centi, Pozzato, Lombardi. Non sprecavamo una palla. Dietro avevamo Volpi che non era veloce, ma aveva piedi buonissimi. E poteva permetterselo perché vicino c’era quella belva di Vierchovod che mangiava gli avversari.
E la sua vita a Como?
Non avevo la patente, ancora. Andavo al Pascoli, ero calciatore studente. Dallo stadio andavo a mangiare alla Darsena in viale Geno. Abitavo in un appartamento con Nicoletti, Marozzi, Centi in via Masia. Mi spostavo a piedi o in bus e a Orsenigo mi portavano i compagni.
Cosa ricorda dei suoi compagni?
Con Fontolan mi sento ancora, lo ebbi compagno anche all’Inter. Nicoletti era particolare. Per me era come Jovanotti adesso, sempre allegro, sempre positivo. Mi dicono che ha una gelateria a Piacenza, quasi quasi gli mando lì Nicola Berti. Sarebbe un incontro esplosivo.
Vede il Como per lavoro...
Sì, mi piace. Ha una sua idea di calcio. Coerente. Dite che Fabregas non cambia mai e invece secondo me ha cambiato, perché all’inizio faceva il 4-2-2-2, invece adesso fa il 4-2-3-1 che è più equilibrato. Il Como ha il 12° attacco e la terzultima difesa, ma è frutto dell’idea di voler giocare sempre.
E con l’Inter?
L’Inter è la squadra in Italia che sa azzannare la partita come nessun’altra. Magari sembra subire, ma colpisce al momento giusto.
Le piace Nico Paz?
Molto. Grande talento.
Sembra Matteoli.
Matteoli era geniale. Mi metteva le palle dove volevo. A Como era un giocatore offensivo, da noi fece il percorso come Pirlo, arretrò. Per sfuggire a difensori che mi aggredivano, come Vierchowod, gli dicevo di mandarmi una volta lungo e una volta di darmela addosso. E lui la metteva esattamente dove gli dicevo. Grande.
Lei nell’Inter ha segnato due volte al Como.
Vero. Una volta al Sinigaglia, una a San Siro. Invece non ho mai segnato all’Inter nel Como perché non l’ho mai affrontata.
Che partita sarà lunedì?
Per me sarà una bella partita. Il Como non rinuncerà al suo gioco, l’Inter è una potenza. Per me potrebbe essere anche una partita con parecchi gol.
Senta, lei suo malgrado è diventato famoso anche per essere stato il primo giocatore insultato per aver cambiato squadra per denaro, o almeno così dicevano i tifosi. Serena p... l’hai fatto per la grana. Ma oggi i tifosi sembrano meno infastiditi dai guadagni dei giocatori...
Mah, i tifosi del Torino me lo cantano ancora. Ma io non andavo via per denaro, semplicemente le società mi mandavano di qua e di là. Oggi però sugli stipendi si è persa la misura.E penso anche io che quel coro forse oggi non me lo farebbero più.
© RIPRODUZIONE RISERVATA