Suwarso: «Paz resta qui, non abbiamo bisogno di vendere»

Parla il presidente del Como: «Fiducia»

«Il nostro momento sta arrivando. E quando arriverà saremo pronti». Non perde l’aplomb, ma soprattutto non perde mai l’ottimismo Mirwan Suwarso. Il presidente del Como non si sofferma sulle polemiche o sulle questioni del campo, la sua continua a essere una visione più piena della situazione, come è sua consuetudine.

Suwarso qualche ora dopo la sconfitta con la Juve ha affidato le sue reazioni a un post: «Ancora una volta il risultato non ha reso giustizia alla nostra prestazione. È facile sentirsi frustrati, ma non è la frustrazione a definirci, è la nostra convinzione».

E alza il tiro, senza paura: «Non siamo qui per competere, siamo qui per vincere. Infortuni, difficoltà, risultati duri non ci spezzano. Stiamo diventando una squadra che non solo crede di poter battere chiunque, ma sa che lo farà».

Proclami anche un po’ eccessivi? In realtà, al di là degli slogan di incitamento, Suwarso continua a procedere sulla sua strada, che non viene minimamente scalfita dalle sconfitte.

La settimana scorsa ha presentato i passi avanti verso la costruzione del nuovo stadio, e in questi giorni ha rilasciato altre dichiarazioni molto importanti, in un lungo intervento a “Calcio e finanza”, sia sul progetto globale che anche su temi più strettamente calcistici.

Per esempio, sul futuro di Nico Paz e degli altri talenti è stato chiaro: «Non abbiamo intenzione di vendere nessuno dei nostri giocatori, almeno nel prossimo futuro. Forse tra tre o quattro anni, perché sarebbe ingenuo non dire che i ricavi delle cessioni dei giocatori fanno parte del business. Ma non siamo a corto di soldi, siamo ben supportati. Nei giorni scorsi ad esempio abbiamo fatto un’offerta per uno dei giocatori più importanti del campionato - il riferimento è a Theo Hernandez (ndr) - ma il giocatore non voleva venire».

Al contempo però Suwarso ammette che «siamo in un momento in cui se lasciassimo che il nostro ego guidasse le nostre decisioni, probabilmente faremo un’offerta per ogni giocatore del mondo. Ma non lavoriamo così. Dobbiamo iniziare a guadagnare da soli, costruendo il business».

Quindi, possibilità enormi, ma necessità anche di progredire su tutti i livelli.

Importante anche la convinzione, ribadita, di voler continuare a investire a Como, e nel calcio italiano, piuttosto che altrove. «Il calcio ha tantissimo margine di crescita, dal punto di vista anche tecnologico e delle trasmissioni. È un prodotto molto forte a livello nazionale, ma non altrettanto a livello internazionale, dunque c’è solo spazio per crescere».

E parlando di internazionalità, inevitabile la domanda sugli obiettivi sportivi, la possibilità di giocare le coppe europee.ì

«Non puntiamo a un obiettivo, cerchiamo di non pensare in questo modo, pensiamo a tutto in termini di redditività. Non andiamo in Europa per guadagnare, ma dobbiamo costruire il budget per poterci andare e mantenerci a un determinato livello».

Non può essere dunque un rigore non concesso o una sconfitta in più o in meno a spostare la direzione di questo percorso. «Il calcio ha alti e bassi, ma se facciamo bene il nostro lavoro le persone non potranno più distinguere il Lago di Como dalla sua squadra di calcio. Una volta che saranno un’unica cosa, il nostro business sarà meno esposto ai rischi».

Da qui l’importanza, che Suwarso continua a ritenere primaria, di un bel gioco, anche se il risultato sul campo non è eccellente. Perché solo così, secondo il presidente del Como, si possono costruire basi solide per un futuro di grandi soddisfazioni. «Se vengono a vederci e giochiamo con una difesa bassa e in modo noioso i turisti non si interesseranno mai al Como. Se vogliamo diventare una destinazione premium di turismo calcistico, il gioco deve essere divertente ed entusiasmante».

Il Como, secondo il suo presidente, può davvero crescere solo così. Per questo, dunque, Suwarso non perde l’ottimismo

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