Varane: «Il calcio si è robotizzato. E io resto qui, ho molto da dare»

L’intervista/confessione al quotidiano francese l’Équipe

Le amarezze di Rapahel Varane. Il campione francese, dopo il suo ritiro dal calcio giocato, in un’ interessante intervista al quotidiano L'Équipe, ha espresso considerazioni non banali sul momento attuale che sta attraversando il calcio. «Ne ho parlato anche quando giocavo, si rischia di andare fuori giri e la macchina potrebbe esplodere, mi riferisco anche alla salute mentale dei giocatori».

Un allarme che Varane lancia perché «il problema è che tutto è costruito affinchè il giocatore non pensi e non si renda conto che viene ingannato. Quando hai un po' di esperienza vedi il gioco, vedi i fili, e hai la possibilità di farti ingannare o di scegliere la tranquillità».

Un gioco che spreme troppo, secondo Varane. «Sei un giocatore, ma oltre a questo sei un'azienda da gestire e sei obbligato a delegare. Io ho dovuto cambiare entourage più volte, ho dovuto mettere barriere tra me e le persone vicine e quelle che volevano avvicinarsi dall'esterno. Il problema è che da giovane non ti insegnano a gestire questi cambiamenti di vita, a gestire i rapporti. E ho visto per questi motivi tante carriere non decollare, tante famiglie implodere».

Da Varane anche una considerazione sul livello del calcio attuale. «Questo calcio ha molta meno creatività, non ci sono più tanti geni in campo. C'è sempre più spazio per giocatori dalle grandi doti fisiche e sempre meno per chi crea squilibri. Tutto è robotizzato, ci sono schemi di gioco che rendono sempre più difficile creare l'effetto sorpresa. In questo senso Ancelotti è il migliore, è quello che lascia più libertà ai suoi giocatori di muoversi e di creare calcio».

Spazio nelle sue parole anche per il Como. «Speravo di riuscire a giocare ancora, ma dopo quell'infortunio ho capito che sarebbe stato impossibile. Mi ha ceduto il ginocchio sinistro, il destro era già messo male. Ho giocato una vita con un ginocchio solo e a quel punto l'equilibrio tra lo sforzo per recuperare e il piacere di ritornare non era più bilanciato. Il mio futuro? Resterò nel Como, credo di avere ancora molto da portare al calcio», ma il suo non sarà comunque un ruolo sul campo.

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