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Giovedì 19 Dicembre 2024
Vi ricordate Barella nel Como?
Personaggi con il Como ha vissuto un’esperienza comunque importante, la prima volta lontano dalla sua Cagliari
Non è sicuramente la pagina più brillante della sua carriera, ma Nicolò Barella, protagonista assoluto in questi anni con l’Inter, con il Como ha vissuto un’esperienza comunque importante, la prima volta lontano dalla sua Cagliari. E che fosse un predestinato già lo si poteva ampiamente intuire allora.
È probabile che lunedì sera Barella non ci sia, per un problema muscolare che sicuramente gli impedirà di giocare stasera in Coppa Italia e che forse influirà anche sulla gara contro la sua ex squadra. Ma il suo stato di forma è comunque eccellente, ha segnato anche l’altra sera contro l’Inter, è in questo momento, e già da tempo, il centrocampista italiano più forte.
Per quanto la sua sia stata un’apparizione di pochi mesi, il suo nome è nella prestigiosa lista di chi, passando anche dal Como, ha poi vestito la maglia della Nazionale. E storicamente chi entra in quella lista di solito vince qualcosa di importante, nel suo caso il titolo di campione d’Europa nel 2021.
Passo indietro. «Sono qui per aiutare il Como a salvarsi», disse nel gennaio 2016 quando aveva solo diciotto anni e fu portato qui per una storia di matrice fortemente sarda. Il Como era in serie B dopo la promozione conquistata vincendo i playoff sotto la gestione di Pietro Porro e dei suoi soci, con Carlo Sabatini in panchina.
E la consulenza tecnica, oltre che al ds Giovanni Dolci, fu affidata anche a Gianfranco Matteoli. Che nella carriera di Barella ha avuto un ruolo fondamentale, fu lui infatti a scoprirne il talento quando ancora era bambino e a portarlo nelle giovanili del Cagliari. E fu sua l’idea di portarlo a fare esperienza nel Como, dove nel frattempo da novembre era arrivato in panchina Gianluca Festa, al posto di Sabatini.
Festa era stato allenatore di Barella nella Primavera, ma lo aveva fatto esordire anche in serie A sul finire della stagione precedente.
Dunque una situazione ideale per la giovane promessa, che difatti nel Como giocò praticamente subito.
Delle sue qualità se ne accorsero tutti velocemente, anche se la situazione del Como non migliorò granché. Già sulle pagine di allora si scriveva delle sue capacità di corridore, della sua intelligenza tattica, di un passo non comune per un ragazzo della sua età.
Dieci partite da titolare, di cui nove per novanta minuti. Ma di queste dieci gare il Como ne vinse una sola, proprio quella del suo esordio, in casa con il Perugia: 1-0 con gol di Ganz. E dopo una sconfitta casalinga con il Cesena per 1-3, a metà marzo, il Como esonerò anche Festa e Matteoli interruppe il suo rapporto con il club.
In panchina arrivò Stefano Cuoghi, e Barella ne fece le spese. Nelle sei partite successive giocò una volta soltanto, e quando si scelse di rimetterlo in campo, a cinque giornata dalla fine, ormai la situazione per il Como era irrecuperabile. La retrocessione arrivò nella partita dopo, la squadra si classificò ultima, e nell’estate immediatamente successiva la società fallì.
Troppi errori tecnici, una programmazione approssimativa, una squadra non all’altezza della situazione. Ma in quella stagione disastrosa l’unica vera illuminazione calcistica fu quella, Nicolò Barella.
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