Comini, le Olimpiadi erano nel destino. Come il nonno e lo zio

Canottaggio Giovanni e Franco Zucchi in gara a Roma nel 1960, a Seul 1988 e ad Atlanta 1996. Davide nel due senza. «Il mio sogno? La finale»

L’Italia, per l’ottava edizione consecutiva (da Atlanta 1996 a Parigi 2024), sarà presente ai Giochi Olimpici nella specialità del due senza maschile. Davide Comini e Giovanni Codato, entrambi Fiamme Oro, della Moltrasio il primo e della Gavirate il secondo,sono gli atleti che hanno conquistato il pass olimpico ai Mondiali di Belgrado nel 2023, chiudendo la rassegna iridata al decimo posto, con 11 lasciapassare olimpici disponibili.

Crescita

Nel percorso di crescita e consolidamenti dell’ultimo anno, la coppia lombarda ha soddisfatto le aspettative della Direzione Tecnica, confermandosi come titolare.

Alla sua prima Olimpiade, Davide è il terzo membro della sua famiglia a partecipare ai Giochi. Il nonno Giovanni Zucchi ha infatti preso parte a tre edizioni, vincendo la medaglia di bronzo a Roma 1960 con il quattro con, mentre lo zio Franco Zucchi vanta due partecipazioni a Seul 1988 e Atlanta 1996. Davide è arrivato da ragazzo alla Moltrasio ed è cresciuto sotto l’ala dell’allenatore Alberto Tabacco. Parlando invece della gara, saranno 13 gli equipaggi che gareggeranno nello stadio nautico di Vaires-sur-Marne nella specialità del due senza, Dopo una breve parentesi nel doppio, i fratelli Sinkovic tornano a gareggiare con la maglia della Croazia nella specialità, cercando la conferma del titolo olimpico a Tokyo 2020. Ai blocchi di partenza ci sarà anche la Gran Bretagna di Wynne-Griffith e George che nel corso della stagione ha conquistato due vittorie in Coppa del Mondo, rispettivamente a Varese e Lucerna e il titolo continentale a Szeged.

Avversari

Presente a Parigi la Svizzera con i campioni del mondo in carica Roeoesli e Gulich, argento e bronzo alle tappe di Coppa del Mondo di Varese e Lucerna e medaglia di bronzo agli Europei di Szeged appena tre mesi fa. Nella rosa delle nazioni più interessanti anche la Romania che dopo l’argento nella scorsa edizione dei Giochi, si presenta a Parigi con una formazione inedita composta da Arteni e Chelaru, con il primo alla sua seconda Olimpiade dopo essere stato a Tokyo sull’otto rumeno e che quest’anno ha vinto l’argento agli Europei di Szeged nel due senza, e che peraltro nella stessa specialità ha vinto anche l’argento agli Youth Olympic Games di Buenos Aires 2018, proprio dietro all’Italia. Infine, cerca di ritagliarsi uno spazio l’Irlanda di Corrigan e Timoney, vincitori della medaglia di bronzo ai Mondiali di Belgrado dello scorso anno, mentre non sarà da prendere sotto gamba nemmeno l’Australia di Holt, bronzo lo scorso anno ai Mondiali di Belgrado in otto.

La concorrenza dunque non sarà certo da sottovalutare, ma la stagione in crescita del due senza azzurro presuppone che a Parigi Comini e Codato saranno alla ricerca di ulteriori conferme e soddisfazioni. Abbiamo sentito Davide durante l’ultimo raduno di Piediluco e le sensazioni trasmesse sono davvero rassicuranti. «Noi stiamo bene, anzi benissimo – ha garantito – ed in questi ultimi mesi, sia in quota a Livigno sia in questa fase decisiva di rifinitura, abbiamo lavorato al meglio per migliorare tutti i minimi particolari. Sono stati soprattutto molto proficui questi mesi dopo Lucerna, dove si sono qualificati anche il quattro senza e l’otto, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti. Avuta la certezza di essere noi i titolari della barca che avevamo qualificato già l’anno scorso, infatti, abbiamo lavorato più serenamente. Ora non vediamo l’ora di partire per Parigi, assolutamente tranquilli che la barca ci sta rispondendo molto bene». Ma dovrete vedervela con avversari molto forti. «Ce ne rendiamo conto. I più forti sono sicuramente Inghilterra, Svizzera e Romania ma sicuramente ci sono parecchi equipaggi altrettanto validi. Ma se siamo arrivati sin qui, non abbiamo sicuramente timore di giocarcela fino in fondo».

Il tuo desiderio personale? «Sono sincero: ambisco alla finale sicuramente, senza ovviamente mettere limiti, perché ci riteniamo in grado di giocarcela, tanto più che ogni gara fa storia a sé e può succedere di tutto».

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