
Ciclismo / Cantù - Mariano
Venerdì 04 Aprile 2025
Ballerini, è l’ora del Fiandre. «E poi la Roubaix che tanto amo»
Domenica il canturino sarà al via della classica monumento. «Van der Poel un fenomeno, Pogacar incredibile. Ci sarà da divertirsi»
CICLISMO
La Milano-Sanremo è già stata archiviata, ora è la volta di affrontare il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix per aggiornare a quota 17 il proprio numero di partecipazioni alle cosiddette “classiche monumento”. Un numero che già di per sé descrive lo spessore di un corridore in grado di aggiungere la presenza a 5 Giri d’Italia, 2 Tour de France e altrettanti Mondiali. Quel corridore è canturino e risponde al nome di Davide Ballerini, trenta primavere sulle spalle. «Non sono certo di primo pelo - abbozza sorridendo il (o uno dei) leader designato dell’Xds Astana Team -, eppure non si smette mai d’imparare. Certo il tempo passa, e i giovani sono sempre più in gamba...».
«Cerchia ristretta»
Calma, procediamo con calma. E con ordine. Dopo la Sanremo, Ballerini ha fatto le valigie e si è trasferito in Belgio per l’affascinante “campagna del Nord”.
Dapprima un 25° posto alla Brugge-De Panne, poi uno squillante 6° alla Gand-Wevelgen e infine un 95° alla “Attraverso le Fiandre”, antipasto della “Ronde”. «Sento la gamba girare - confida il “Ballero” - e la Gand mi ha dato conferma. La “Attraverso le Fiandre” non fa invece testo perché non avrei dovuto correrla mentre mi sono cucito addosso il dorsale soltanto per sopperire all’assenza di qualche compagno ammalatosi nel frattempo. Ma l’ho presa soltanto come allenamento. Insomma, la condizione c’è».
Un’infezione polmonare ha purtroppo colpito nelle ultime ore Alberto Bettiol: ciò significa che sarà lei il capitano unico dell’Astana nelle prossime classiche? «Potrebbe anche essere, anche se in verità anche altri della squadra non stanno andando certo piano. Cercheremo di giocarci le possibilità che abbiamo, consapevoli che i grandi favoriti non sono da ricercare tra noi. La vittoria al “Fiandre” credo se la giochino solo Van der Poel, Pogacar, Pedersen e Van Aert, con i primi due messi ancor meglio e l’olandese che secondo me si fa preferire. Quanto alla “Roubaix”, il pronostico si amplia a qualche altro nome, ma soltanto perché in quella corsa, oltre ad aver la scaltrezza di sapersi muovere al momento giusto, la fortuna recita un ruolo fondamentale».
Diceva di Van der Poel... «Lui si pone degli obiettivi e quasi sempre riesce a centrarli, che sia strada o ciclocross. Un fenomeno da questo punto vista». A proposito di fenomeni, Pogacar... «È incredibile correre con lui, così come lui è incredibile. È come se noi fossimo delle utilitarie e lui una Ferrari». Quanto a Van Aert... «Sceso dall’altura, la gamba non è ancora delle migliori, ma già domenica potrebbe essere buona. Così come è buona, anzi ottima, quella di Pedersen che alla Gand ha letteralmente volato. Insomma, credo proprio ci sarà da divertirsi».
«La sognavo sin da bimbo»
Torniamo a lei. Conferma che la Parigi-Roubaix, alla quale presenzierà per la quinta volta, è la classica che ama di più in assoluto? «Certo che sì, anche se non è la più congeniale. Sognavo di correrla sin da bambino, mi affascinava. Ed è la più aperta quanto a potenziali vincitori. Ma è pure quella che poi ti presenta il conto più salato: tre-quattro giorni con dolori dappertutto a livello muscolare e un mal di braccia mai provato. Eppure, ne vale la pena».
La Milano-Sanremo (anche qui cinque volte) è la più adatta alle sua tipologia di corridore? «Forse sì e non solo perché lì ho ottenuto il mio miglior piazzamento (12° nel 2023, ndr)».
Delle cinque “monumento” lei non hai mai preso il via soltanto alla Liegi. «È infatti è quella a me meno congeniale, unitamente al Giro di Lombardia. Però quest’ultimo l’ho affrontato in tre occasioni, ma soltanto perché all’ultimo si era aperto un posto in squadra e perché corro su strade che conosco benissimo, essendo quelle di casa. Ma non sono mai giunto all’arrivo... (tre ritiri, ndr)».
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