Addio alla leggenda della motonautica

Renato Molinari, icona della disciplina e tra gli atleti azzurri più titolati, si è spento all’età di 78 anni. Collare d’Oro al merito sportivo, ha vinto 17 titoli mondali, di cui 3 di Formula 1, 15 europei e 12 italiani

Chi si trovasse a passare dal Foro Italico a Roma si imbatterebbe nella pietra d’inciampo del “Walk of Fame”, con il nome di Renato Molinari tra le “100 leggende dello sport Italiano”, dall’inaugurazione nel 2015. Purtroppo, Renato Molinari - pluricampione di motonautica e costruttore dei suoi bolidi da corsa -, si è spento ieri notte all’età di 78 anni, nella sua casa di San Martino, frazione di Rosignano, sulle colline a dieci chilometri da Casale Monferrato, dove si era ritirato anni fa.

Nato a Nesso il 27 febbraio 1946, era figlio di Angelo, noto designer di imbarcazioni e a sua volta campione di motonautica. Molinari iniziò a correre nel 1964 a 18 anni. Collare d’Oro al merito sportivo, ha vinto 17 titoli mondali, di cui 3 di Formula 1, 15 europei, 12 italiani. Non solo: ha scritto il proprio nome negli albi d’oro delle principali gare di durata: quattro 24 Ore di Rouen, tre Raid Pavia-Venezia, quattro 6 Ore di Parigi, quattro 6 Ore di Milano, quattro Centomiglia del Lario, due 9 ore di Parker, per citare le più importanti.

Figlio d’arte, Renato è cresciuto tra barche e motori nel Cantiere Lariano, aperto nel 1946 dal papà Angelo (pure lui pluricampione di motonautica) sotto il “distinti” dello Stadio Sinigalia. Poi l’attività si è allargata nel nuovo cantiere di Tavernola, per estendersi alla base nautica di Torriggia. Quando nel 1958 papà Angelo, copiando un disegno da una rivista nautica statunitense, sviluppò il catamarano italiano, fu una rivoluzione nella nautica tradizionale europea.

A fine anni Ottanta la decisione di lasciare la sua città, dove si sentiva dimenticato,trovando nuovi amici sulle colline del Monferrato.

I funerali, nella chiesa di San Germano di Casale, lunedì alle 10. «Era sofferente per diverse patologie - spiega il fratello Giorgio - e quasi immobilizzato a letto. Noi abbiamo sempre rispettato la sua scelta di andare via da Como e ci conforta la speranza che sia spirato serenamente».

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