«Magnifica Olimpiade. E da esordiente mi sento soddisfatto»

L’arbitro comasco Colombo: «Che spettacolo la pallanuoto davanti a diciassettemila spettatori»

Del viaggio di ritorno da Parigi, al termine dei Giochi olimpici, Raffaele Colombo conserverà due ricordi: essere rientrato in compagnia della Nazionale di pallavolo femminile, vincitrice della medaglia d’oro riuscendo a conoscere anche Julio Velasco, e non aver ritrovato i bagagli una volta atterrato. Naturalmente in quest’ordine di importanza.

Colombo, arbitro internazionale di pallanuoto, comasco, è stato uno dei due fischietti convocati per dirigere le partite delle Olimpiadi, un sogno che finalmente si è realizzato e che gli ha lasciato ricordi indelebili e bellissimi.

Partito alla volta della capitale francese con il fischietto d’oro recante l’incisione dei cinque cerchi olimpici, regalatogli poche ore prima dal decano degli arbitri comaschi, Davide Peverelli da Breccia, Colombo ha diretto un numero molto consistente di partite.

Il gruppo era composto da venticinque arbitri, di cui sette donne, tutti alloggiati in un hotel, lontano dal villaggio olimpico ma molto vicino agli impianti natatori.

Come è andata?

Organizzazione straordinaria. Tutti gli arbitri di tutte le discipline erano alloggiati fuori dal villaggio olimpico. Per quello che ci riguarda, abbiamo utilizzato due impianti: all’inizio eravamo praticamente attaccati allo stadio dell’atletica, poi ci siamo trasferiti nell’Arena della Defense, diciassettemila spettatori a seguire ogni partita in programma, uno spettacolo.

Il doppio degli spettatori dello stadio Sinigaglia…

Io avevo già arbitrato davanti a settemila tifosi in Ungheria, così mai. Senti la pressione, è innegabile, però lo spirito olimpico è emerso: a fine partita, mai una contestazione da parte del pubblico, anzi, arrivavano richieste di selfie, incoraggiamenti, sorrisi. Solo alle Olimpiadi ti capita di avere, ad esempio, la regina di Spagna in tribuna e poco più in là il regista Spike Lee, tutti lì a vedere la pallanuoto.

Quante partite ha diretto e com’è andata?

Quattro incontri nei gironi di qualificazione, poi Stati Uniti Australia, match delicatissimo dei quarti di finale, e ancora gli Stati Uniti contro la Serbia in semifinale. Mi è stata poi assegnata la finale del bronzo femminile tra Stati Uniti e Olanda e quindi, abbastanza a sorpresa, quella tra Spagna e Grecia per il quinto posto maschile. Direi che per essere un esordiente non posso che essere soddisfatto del mio cammino, ce l’ho messa tutta per arbitrare bene e credo di esserci riuscito.

il Var vi ha aiutato?

Senz’altro, spesso ha confermato le mie scelte, altre volte mi ha fatto capire meglio le situazioni di gioco ed ho giustamente cambiato decisione. Poi ogni partita ha la sua difficoltà specifica, dirigere ad esempio un quarto di finale è molto più difficile che fischiare una finale per l’oro.

Rapporto con gli allenatori?

Ottimo, mai una contestazione.

La sua collega Alessia Ferrari, l’altra rappresentante italiana, ha avuto un percorso simile?

Anche lei ha già una grande esperienza internazionale e si è ben comportata.

Cosa diciamo di Italia-Ungheria?

Nulla, per ovvie ragioni non posso commentare decisioni arbitrali specifiche.

Qual è il clima all’interno del gruppo arbitrale?

C’è sempre grande collaborazione, soprattutto all’interno della coppia che dirige, l’interesse comune è dare sempre il meglio. Siamo dilettanti onorati di esser lì, vogliamo solo che il torneo si svolga nel miglior modo possibile, senza protagonismi.

Momenti di svago?

Il tempo libero era molto poco, ho potuto visitare un museo e girare in città, ho assistito a qualche torneo. Qualche difficoltà di movimento si è registrata,‘ ma direi che tutto, compreso la sicurezza dei presenti, è stato organizzato alla perfezione.

Le nostre Nazionali sono andate maluccio, questo ha favorito il suo cammino.

Naturalmente non tifiamo perché la Nazionale vada male, dobbiamo solo essere sempre pronti per la eventuale direzione, se poi la squadra dovesse proseguire il suo cammino il nostro di conseguenza sarebbe diverso.

La vostra divisa non era bellissima.

Era comoda, questo è sicuro, e l’ho parecchio consumata avendo arbitrato tanto.

Ve ne hanno data una sola?

No, erano tre, una tra l’altro l’ho già promessa a mio cugino Andrea, arbitro internazionale di calcio.

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