«Vado in Australia. Ma non mollo la Como Nuoto»

Romanò, colonna delle Rane Rosa: «Un’esperienza che sognavo da un po’: a Sydney giocherò e allenerò»

Va, là dove la portano cuore e testa. Bianca Romanò, 22 anni e mezzo e colonna portante della Como Nuoto in serie A di pallanuoto, ha deciso di dare una svolta a vita e carriera.

Oggi, nel primo pomeriggio, s’imbarcherà su un volo destinazione Australia. Più precisamente Sydney. Dove da domani iniziare una nuova avventura in piscina. Bianca è figlia d’arte, di quel Martino che ha scritto pagine importanti nella storia del club della ranetta ed ora è direttore sportivo del settore femminile. Ma è anche sorella d’arte, di quella Maria, che è la capitana della squadra che per la prima volta è salita in A1.

Bianca, l’Australia perché?

Era un’idea che mi frullava in testa da un po’. Un sogno che è sempre stato lì nel cassetto, tanto che a un certo punto avevo anche pensato di trascorrervi il quarto anno di scuola, quand’ero al Setificio.

Cosa è scattato ora?

Che semplicemente mi sono detta: adesso o mai più.

Adesso, dunque.

Esatto.

Come è andata?

Ho provato a guardarmi in giro nel campionato australiano. Ho scritto e sentito un po’ di club. Poi mi è arrivata la risposta positiva da due squadre e ho scelto.

Quale?

L’Uts Balmain di Sydney, centoquarant’anni di storia e un’ottima reputazione nel torneo, dove l’anno scorso ha chiuso al terzo posto.

Sydney, una squadra gloriosa e un mare di ambizioni. Meglio non potevi capitare...

Arrivo giusto in tempo per la festa di un compleanno così tondo, giovedì.

Quindi ti tocca pure mettere l’abito bello in valigia...

Effettivamente.

Ma, nel particolare, cosa ti aspetterà in Australia?

Una prima fase di campionato, da ottobre a dicembre. Sarà solo per le squadre di Sydney e servirà a guadagnarsi un posto per la fase nazionale da gennaio a maggio.

E lì sì che si viaggerà per davvero...

Tra l’altro noi abbiamo la certezza di esserci, in virtù del terzo posto della passata stagione.

Che tipo di campionato troverai?

Parlandone con Nina Fisco, la mia compagna di squadra a Como che là c’è stata durante il Covid, ho capito che rispetto all’Italia il livello è un pochino inferiore. E io sono capitata in un club tra i più forti in assoluto.

Altre caratteristiche?

Sarà un gioco molto fisico, è la prerogativa delle australiane, con poca tattica.

Quindi, viste le tue qualità, andrai là a insegnare pallanuoto, altroché impararla...

Vado con la curiosità di chi si immerge in un’esperienza tutta nuova in un posto dall’altra parte del mondo.

Hai già idea di che... idea loro si siano fatti di te?

Di sicuro, oltre al mio curriculum sportivo, con la carriera in Como Nuoto e nelle Nazionali giovanili, hanno visto spezzoni di video delle partite di quest’anno, ma non solo.

Quindi ti hanno scelto scientemente...

Penso proprio di sì.

Qual è la cosa che più ti affascina di questa nuova esperienza?

Il dover cambiare mentalità, abituarsi a una nuova vita. Con ritmi e situazioni diverse.

Ti metterai alla prova non solo da punto di vista agonistico, in buona sostanza.

Mi piacerebbe vedere e capire come sono. Spero di trovare nuove amicizie, creare legami, e che siano anche importanti.

Giocherai solamente o farai dell’altro?

Allenerò le squadre giovanili di una società minore, ma collegata alla nostra.

Un bel modo per rimanere impegnata.

Vero.

Sai già dove vivrai?

All’inizio con la famiglia del presidente, che ha due figlie che sono in squadra con me.

Quantomeno un atterraggio soft...

Penso proprio di sì, anche se mi spaventa l’impatto con la lingua.

Ma come?Hai studiato in tutto questo periodo...

Lo so. Ma un conto è la teoria. Poi mi tocca la pratica sul campo.

Paure?

Un po’ l’idea di lasciare gli affetti e il supporto. Che ho sempre avuto, perché quando ho avuto bisogno ho sempre trovato tutti pronti ad aiutarmi. Alle amiche e alle compagne l’ho detto: una chiamata e una videochiamata sempre. Con famiglia e nonne è scontato.

Lascerai la Como Nuoto per sempre?

Ma va, scherzate? Non c’è bisogno di svincolarmi, resto tesserata per la “mia” squadra e in qualsiasi momento tornassi, riprenderei a giocare qui. Magari già dal prossimo maggio.

Di certo hai lasciato un posto sicuro al lavoro. Altra scelta coraggiosa...

Non ditemelo: tre anni bellissimi alla Gitalia Jacquard di Rogeno. E che pianti alla fine del preavviso. Ma sono stati tutti carinissimi e mi hanno spronato. Anche loro sanno che un’esperienza così potrà tornare utilissima un domani.

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