Slitta l’abolizione del vincolo. I club presi così in contropiede

Il ministro ha posticipato di un anno l’entrata in vigore della riforma. A stonare è la tempistica visto che avrebbe dovuto scattare dal 1° luglio

Prorogata di un anno - vale a dire fino al 30 giugno 2025 - l’abolizione del vincolo sportivo. È quanto emerso nell’ultimo Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per lo Sport Andrea Abodi. Una decisione che - paradossalmente, visto che quando era stata approvata la riforma che avrebbe appunto abolito il vincolo sportivo si erano levate molte polemiche - non fa felici le società sportive e calcistiche, più che altro per la tempistica.

Ma andiamo con ordine. Il vincolo sportivo, in estrema sintesi, è quell’istituto che lega un atleta alla prima società che lo ha tesserato, obbligandolo a svolgere attività per la stessa, la quale potrà poi chiedere un corrispettivo economico per liberarlo.

Il contratto può avere una durata massima di 5 anni per i maggiorenni e 3 per i minorenni. Con l’abolizione del vincolo - voluta dall’ex ministro Spadafora, e che sarebbe dovuta entrare in vigore dal prossimo 1° luglio - di fatto qualsiasi calciatore o più in generale sportivo sarebbe libero alla fine di ogni stagione, e le società che avevano eventualmente valorizzato l’atleta non si vedrebbero riconosciuto alcun indennizzo.

Come detto, il Consiglio dei ministri ha prorogato di un anno l’abolizione del vincolo.

Qual è il problema a questo punto per le società sportive? Molte di loro potrebbero aver già preso accordi sulla parola con atleti che potevano considerarsi liberi - in attesa dei tesseramenti ufficiali, che per esempio per il calcio dilettanti aprono il 1° luglio -, ma che in realtà liberi potrebbero non esserlo, se vincolati alla rispettiva società di appartenenza.

Quello che stona è quindi la tempistica dell’entrata in vigore di questa proroga, a giugno inoltrato e con tante società che avevano già programmato la prossima stagione. E che ora in molti casi dovranno cambiare i propri piani.

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