«Vedi, Cantù ci crediamo in tanti. Per primo io»

Intervista con il g.m. Santoro: «Udine in testa? Ha avuto molta più continuità di noi. Stare tredici partite senza McGee ci è costato troppo. Convinto che la nostra sia la miglior squadra del torneo»

L’idea, nemmeno troppo nascosta, era quella di non parlare. Almeno fino a fine stagione. Per non essere d’intralcio o magari frainteso. Forse più semplicemente per fare lavorare la squadra in pace, senza intrusioni pubbliche esterne. Poi, Sandro Santoro, gm di Acqua S.Bernardo Pallacanestro Cantù ha deciso di rompere il silenzio. E lo ha fatto con La Provincia.

Se è vero che il campionato ha detto che Udine è la squadra più forte, Cantù ha dimostrato di non essere da meno.

Udine è una squadra con grande potenziale e ha avuto più continuità. Noi, pur essendo dotati dello stesso potenziale seppur con caratteristiche diverse, non abbiamo avuto lo stesso percorso. Potremmo essere portati a evidenziare alcune attenuanti legate alla moltitudine di infortuni, ma non sarebbe del tutto esaustivo. Non siamo riusciti a interrompere l’emorragia legata a quelle cinque sconfitte consecutive in cui doveva contare più chi c’era che chi non c’era.

Domenica, dopo il primo quarto, non era difficile immaginare un tracollo. E invece la squadra ha reagito bene.

Le partite durano 40 minuti e chiunque parte bene, in questo campionato, non ha la certezza di aver messo in cassaforte il risultato. Questo vale per la singola gara, ma anche per l’intero torneo. Poi dipende anche dallo spessore tecnico delle squadre e noi abbiamo dimostrato di poter giocare alla pari con Udine, che ha meritato complessivamente nella partita di domenica e nell’intera stagione fino a oggi.

Eppure contro avversarie con un pacchetto di esterni di livello si fa ancora grande fatica…

È evidente che loro hanno una trazione diversa dalla nostra e che li porta ad utilizzare molto di più il perimetro che il gioco interno. Se poi fai canestro con continuità da fuori, il gioco è fatto. È un modello che può esporre a dei rischi ma, a differenza nostra che abbiamo certamente più fisicità, questa loro scelta ha pagato dividendi ottimi. Noi siamo costruiti per fare ambedue le cose, gioco interno ed esterno, che sono sempre strettamente connesse. Per aprire l’area devi far canestro da fuori e per aprire il perimetro devi essere pericoloso nel pitturato. Oggi le cose stanno funzionando meglio e abbiamo dimostrato di essere vivi.

Che effetto le ha fatto vedere Hickey così determinante dall’altra parte? Rimpianti per averlo lasciato andare?

Dal punto di vista tecnico Udine, con la sua impostazione, è la squadra perfetta per lui. Noi, per come volevamo costruire la squadra, non potevamo esserlo fino in fondo e non me ne pento. Mi sembra che, se vogliamo fare un paragone tra il suo impatto e quello di McGee, lui ha fatto 25 punti in 32 minuti e con 18 tiri, McGee ne ha realizzati 23 in 26 minuti e con 14 tiri. Mi sembra che nei numeri si possa dire che l’impatto complessivo dei due giocatori nella gara si è compensato. Dal punto di vista umano il rimpianto c’è sempre, perché è una cosa che provo per la maggioranza dei giocatori che hanno fatto parte delle mie squadre e con lui è rimasto un grande rapporto. Oltre ad esserci salutati prima della partita, a fine gara mi ha raggiunto sua moglie con i due bambini e mi ha fatto ulteriormente piacere. Ciò significa che, al di là delle scelte professionali, il rapporto c’è stato, c’è e ci sarà perché si agisce con correttezza e verità.

Il McGee di queste ultime partite ci ha fatto vedere quanto ci siamo persi, ma soprattutto ha perso la squadra con la sua lunga assenza.

Non lo abbiamo avuto per tre mesi e in undici gare, ma se aggiungiamo le due in cui si è infortunato ad inizio partita diventano tredici. Questo un po' di differenza la fa, ma non ci siamo mai pianti addosso dando valore a chi c’era. Fino ad un certo punto abbiamo fatto anche molto bene, poi, sul lungo periodo e come può accadere, ne abbiamo pagato il prezzo. Questo non vuol dire che non si potesse fare meglio, anzi, ma lo abbiamo comunque pagato. Pensiamo però a oggi che Tyrus c’è e sembra un giocatore tornato ai suoi livelli d’impatto e nel periodo più importante della stagione.

Undici sconfitte sono tantissime. Che potesse andare così male, probabilmente, non se lo sarebbe immaginato nessuno.

Sono certamente molte, in considerazione del potenziale che abbiamo, ma ciò che pesa molto di più sono state le cinque consecutive. Non me lo aspettavo io, non se lo aspettava nessuno. Questo, però, dovrebbe aver incrementato la capacità di soffrire e metterla a frutto nella parte di stagione rimasta da giocare.

Sempre convinto di aver allestito la migliore squadra del torneo?

Chi pensa il contrario tradirebbe il bene supremo che deve esserci all’interno di una squadra: la fiducia. Si guadagna goccia a goccia, ma si può perdere a litri ed è per questo che buttarla sarebbe una follia e io non lo farò mai. Siamo un ottimo gruppo che è un’ottima squadra e che, nel corso della stagione, doveva diventare una grande squadra: sono certo che ci sia tempo e potenziale per completare il percorso. Altra cosa certa è che io sono con loro, dal coach al giocatore più giovane.

C’è ancora qualcosa da registrare nelle rotazioni dei lunghi? Tra Possamai e Okeke sembra non esserci mai la chiusura del cerchio…

Gestire tre numeri 5 non è cosa facile per nessuno, ma Nicola Brienza, al contrario, lo sta facendo con grande criterio e pensando a tutto ciò che può essere utile alla squadra. Possamai e Okeke possono essere investimenti importanti per il futuro, qualunque sia. Okeke è stata una opportunità nata per caso che valeva la pena percorrere, ma bisogna darsi più tempo. Possamai invece è stata una scelta voluta in estate. Tutti e due torneranno utili in questa stagione oltreché per il futuro.

Che clima si sta vivendo dentro la squadra?

Buono ma dobbiamo fare in modo che migliori ancora. Dobbiamo guardare ai prossimi appuntamenti con positività, uno per volta, e pensare che ogni cosa di buono che facciamo si può fare meglio, riducendo gli errori nei dettagli, che fanno una grande differenza.

Quanto pesa, in trasferta, non poter contare sui tifosi, che in passato vi hanno seguito ovunque?

Stanno cambiando le regole e bisogna prenderne atto. Si va verso procedure diverse, serve averne consapevolezza. Pesa molto non avere gli Eagles, perché vivo la squadra e so bene quanto possa contare. Questo lo comprendono bene anche i tifosi e spero con tutto il cuore che le cose possano cambiare ma, come sono portato a fare, rispetto la loro decisione anche se contraria al mio desiderio di averli fisicamente con noi perché per tutto il resto sono sempre vicini a noi.

Anche vincendo a Udine, e magari non ribaltando la differenza canestro, sarebbe stato difficile pensare al primo posto: cosa bisogna fare ora per arrivare più avanti possibile?

Sono d’accordo. Oggi solo Udine può compromettere la propria posizione, è tutto nelle loro mani e pensare che possa accadere qualcosa credo sia vicina all’impossibile per la qualità e la continuità che hanno dimostrato. Per raggiungere il nostro obiettivo dobbiamo prepararci a quanto può accadere, lottare per il secondo posto e fare in modo che, anche in quel caso, tutto sia più nelle nostre mani che in altre. Pensare, però, che arrivare secondi sia garanzia di risultato finale non è consigliabile. Ogni cosa va conquistata con attenzione e coraggio.

Rimini domenica, in quest’ottica, sembra molto più decisa e delicata della gara al PalaCarnera…

Ne siamo convinti. La loro sconfitta in casa contro Orzinuovi può essere fuorviante proprio perché irrepetibile. Ci sarà bisogno di una partita solida contro un avversario di qualità e ferito da una sconfitta pesante in casa e un grande desiderio di rivincita.

Ha voglia di parlare di mercato? Cantù resterà quella che è?

Il mercato lo seguiamo sempre, ma, in questo momento, non è la cosa a cui possiamo o dobbiamo pensare. Dobbiamo puntare sulla stabilità per trarre il meglio possibile da ciò che sia ha. Sono comprensibili i dubbi che provengono da ogni latitudine, ma avere fiducia nei giocatori a disposizione per noi è un piacevole dovere che parte dalla convinzione di avere un roster competitivo.

Tornasse indietro, cosa non rifarebbe?

Non sono mai tornato indietro, perché non si può fare e quindi inutile pensarci. Piuttosto credere in quello che si fa può migliorare: fatti e soprattutto persone. Dietro le scelte che portano alla costruzione di una squadra ci sono persone, le loro famiglie, le loro storie e liquidarle con superficialità perché condizionati dalle difficoltà ti pone davanti a due domande: cosa vogliamo cambiare? Oppure, cosa vogliamo costruire? Io credo nella seconda fino alla definitiva prova del contrario.

Se le diciamo Coppa Italia, cosa risponde?

Rispondo che il 14 marzo giocheremo nuovamente contro Udine. Una gara secca e diversa dal campionato, ma andare oltre con la fantasia significherebbe allontanarsi dalla realtà. Affronteremo chi ha dimostrato di essere il più forte. Il resto lo si vedrà sul campo.

La, e vi, preoccupano le turbolenze dell’ambiente soprattutto dopo i passi falsi?

Su questo non discuto più. Ho imparato che tutto ciò che viene pensato o detto per un interesse personale destabilizzante ti distrae e quindi si deve evitare, perché dove parla l’ignoranza, nel senso che si ignorano cose che non si possono conoscere fino in fondo per numerose ragioni fisiologiche, l’intelligenza deve tacere lasciando spazio a ciò che nello sport si può e si deve fare: lavorare, migliorare e rispondere sul campo.

Campionato equilibrato e difficile da decifrare. Da chi bisognerà guardarsi d’ora in avanti?

Da noi stessi prima di tutto. Ogni cosa dipenderà più da noi che dagli altri proprio in virtù di quell’equilibrio che possiamo scardinare partendo dalla consapevolezza del potenziale che possiamo e dobbiamo esprimere con continuità. Io ci credo, il coach ci crede, la squadra ci crede, il presidente Allievi ci crede, la società ci crede, tanti tifosi e appassionati ci credono. Siamo una notevole maggioranza contro una minoranza che dovremo avere il duro compito di smentire. È da qui che passa la strada.

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