
(ANSA) - ROMA, 29 APR - Entro il 2050 almeno l'80% della produzione elettrica dei Paesi G20 proverrà da fonti non fossili. Ma l'aumento dei costi e la dipendenza da un ristretto gruppo di fornitori di materie prime critiche pongono nuove sfide. E' quanto si legge in uno studio elaborato da ISPI e Deloitte su come conciliare gli obiettivi di sostenibilità e le esigenze di sicurezza energetica, rese ancora più ineludibili dalle tensioni geopolitiche e commerciali.
I dati raccolti mettono in evidenza che la transizione verso un'economia verde è fondamentale per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Le emissioni di CO₂ legate all'energia hanno raggiunto il livello record di 37,7 gigatonnellate (Gt).
Il settore elettrico è responsabile per il 36% delle emissioni, seguito dall'industria (26,5%), dai trasporti (21,2%) e dall'edilizia (7,9%). Le stime indicano che entro il 2050 il cambiamento climatico potrebbe provocare circa 14,5 milioni di morti, perdite economiche per 12,5 mila miliardi di dollari e fino a 1,1 mila miliardi di spese sanitarie extra.
Di fronte a questa urgenza i Paesi devono però fare i conti con le tensioni geopolitiche che hanno minato la stabilità dei mercati energetici globali. La pandemia di COVID-19, l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e i conflitti in Medio Oriente hanno portato a una ridefinizione delle catene di approvvigionamento e un altro elemento di destabilizzazione verso la transizione energetica è rappresentato dall'elevata concentrazione geografica di minerali critici.
"Riuscire a bilanciare la spinta verso la decarbonizzazione con la necessità di garantire approvvigionamenti energetici stabili, prezzi sostenibili e filiere industriali resilienti" ha commentato Andrea Poggi, Head of DCM Public Policy & Stakeholder Relations Centre e DCM Innovation Leader "rappresenta oggi una delle principali sfide strategiche per le economie avanzate, chiamate a guidare una transizione sostenibile anche sotto il profilo economico e geopolitico." "La transizione energetica non per forza incide negativamente sulla sicurezza energetica, e viceversa" - segnala Antonio Villafranca, Vice Presidente ISPI per la Ricerca. "Tuttavia, sono necessarie nuove politiche e risorse finanziarie per affrontare l'impatto a breve termine su imprese e famiglie".
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