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Lunedì 14 Aprile 2025
Anche il Dna ereditato alla nascita decide il destino dei tumori mancano link e foto
A decidere il destino di un tumore non sono solo le mutazioni che avvengono nelle cellule malate: gioca un ruolo fondamentale e spesso trascurato anche il Dna ereditato alla nascita dai nostri genitori, che può indirizzare come il tumore si forma, come evolve e come risponde ai trattamenti. Lo afferma lo studio pubblicato sulla rivista Cell da un gruppo di ricercatori guidato dalla statunitense Scuola di Medicina Icahn al Mount Sinai, che si è basato sui dati di oltre 1.000 pazienti affetti da 10 diversi tipi di cancro.
I risultati compiono un ulteriore passo avanti verso cure sempre più cucite su misura sull’individuo: le attuali terapie , infatti, sono in gran parte guidate solo dalle caratteristiche genetiche del tumore , mentre la ricerca suggerisce che prendere in considerazione l’ intero patrimonio genetico del paziente permetterebbe di migliorare diagnosi e scelta del trattamento.
“Il nostro studio capovolge il quadro: le varianti genetiche ereditarie aiutano a spiegare alcune delle ampie differenze che i medici notano nel modo in cui il cancro appare, progredisce e risponde alle terapie da un paziente all'altro”, afferma Zeynep Gümüş, che ha guidato i ricercatori insieme a Myvizhi Esai Selvan. “Questo è un passo importante verso una medicina di precisione che considera l’individuo nel suo complesso”, aggiunge Selvan: “Nell'evoluzione del cancro, il genoma ereditato prepara il terreno, aiuta a determinare quali mutazioni sono importanti, quanto aggressivo potrebbe diventare un tumore e come risponderà il sistema immunitario”.
Gli autori dello studio hanno utilizzato una tecnica avanzata, chiamata peptidomica di precisione , che ha permesso di mappare oltre 330mila varianti genetiche ereditarie che influenzano la struttura e la funzione delle proteine nelle cellule tumorali e che possono, dunque, modificare il modo in cui il tumore si sviluppa e interagisce con l’ambiente circostante . I dati, tuttavia, arrivano principalmente da individui di discendenza europea, e quindi i ricercatori sottolineano la necessità di ulteriori indagini per confermare che gli stessi risultati siano validi anche per altre popolazioni.
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