
Ansa Tecnologia
Giovedì 17 Aprile 2025
La malattia cambia il comportamento, aumenta ansia e socievolezza
Alcune delle molecole che si attivano nell’organismo in caso di malattia hanno un sorprendente effetto ‘collaterale’: agiscono anche a livello del cervello modificando il comportamento , in particolare facendo aumentare ansia e socievolezza . Lo hanno scoperto due studi correlati guidati da Massachusetts Institute of Technology e Scuola di Medicina di Harvard, pubblicati sulla rivista Cell, che dimostrano che cervello e sistema immunitario sono molto più interconnessi di quanto si pensasse. I risultati aprono, inoltre, a trattamenti innovativi per disturbi come autismo e depressione , che potrebbero sfruttare questo collegamento inaspettato agendo indirettamente attraverso il sistema immunitario.
Già diversi anni fa, alcuni studi condotti su bambini autistici hanno osservato che i loro sintomi diminuiscono temporaneamente quando hanno la febbre , mentre sperimentazioni cliniche per farmaci che agiscono su cellule immunitarie hanno mostrato effetti negativi inattesi sulla salute mentale dei partecipanti. Per far luce sulla questione, i ricercatori coordinati da Gloria Choi del Mit e Jun Huh di Harvard si sono concentrati su una molecola chiamata interleuchina-17 (IL-17) , che svolge un ruolo importante nella difesa dell’organismo contro le infezioni aiutando a controllare l’infiammazione.
Gli autori degli studi hanno scoperto che ci sono recettori per queste molecole in due diverse regioni cerebrali, dove esercitano due effetti che sembrano opposti: nell’amigdala, l’IL-17 provoca ansia , mentre nella corteccia somatosensoriale promuove comportamenti più socievoli . Secondo i ricercatori, questo strano meccanismo potrebbe spiegarsi se l’IL-17 si fosse originariamente evoluta come neuromodulatore , e che solo in un secondo momento sia stata ‘arruolata’ dal sistema immunitario. Un’ipotesi supportata dal fatto che, nel verme Caenorhabditis elegans, questa molecola non svolge alcun ruolo immunitario, ma è attiva solo a livello dei neuroni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA