
Ansa Tecnologia
Sabato 22 Marzo 2025
Nell’isola di La Palma, laboratorio a cielo aperto della biodiversità
Oggi il lavoro si concentra nelle aree più vicine al Tajogaite, il nuovo vulcano formatosi durante l’eruzione del 2021.
Qui, il paesaggio è ancora evidentemente modellato dalla enorme colata piroclastica e dagli spessi depositi di cenere vulcanica, che in alcuni punti superano i 10 metri di profondità. Il nostro obiettivo è valutare la persistenza degli individui Pinus canariensis e analizzare i processi di rigenerazione della vegetazione lungo il gradiente di deposizione di cenere lavica.
Ci muoviamo tra versanti sud ovest del vulcano, dove la maggior parte della cenere lavica si è deposta.
Nonostante l’impatto, emergono segnali di resilienza: giovani plantule affiorano dalla coltre vulcanica e alcuni pini adulti, seppur molti con foglie primarie, mostrano segni di ripresa. Ogni rilievo è una storia di resistenza, una testimonianza della capacità delle piante di adattarsi anche agli ambienti più estremi.
La giornata è impegnativa, tra misurazioni dei traits degli individui sopravvissuti e stime sulla rinnovazione naturale. È un lavoro meticoloso che richiede molto tempo, ma che ci permette di ricostruire il mosaico della rigenerazione post-eruttiva e di comprendere meglio le dinamiche ecologiche che plasmeranno il futuro di questo ecosistema unico.
Finalmente una giornata di campo senza ostacoli meteorologici. Il cielo limpido permette di concentrarsi sui rilievi di vegetazione senza altre distrazioni. Il numero di specie a bassa quota rende molto impegnativo il lavoro e non riusciamo a completare più di tre rilievi. L’accesso ai diversi barrancos si rivela particolarmente impegnativo. I sentieri ripidi e il terreno ancora umido dalle piogge del giorno precedente rendono gli spostamenti complessi e il tempo necessario per ogni rilievo maggiore del previsto. Tuttavia, la giornata si conclude senza intoppi e riusciamo a completare il lavoro programmato, raccogliendo dati fondamentali per le analisi successive.
La giornata inizia sotto un cielo coperto che non lascia presagire nulla di buono. Dopo un’ora e mezza di viaggio verso nord, proviamo a portare avanti i rilievi rimasti in sospeso, ma la pioggia incessante rende il lavoro estremamente difficoltoso. A metà giornata, vista l’impossibilità di proseguire in modo efficace decidiamo di rientrare. Il pomeriggio viene dedicato alla sistemazione e revisione dei dati raccolti nei giorni precedenti. La cena viene invece dedicata agli studenti, i quanto dalle 18 alle 22 teniamo una sessione teorica di scientific writing per gli studenti coinvolti nella raccolta dati, fornendo strumenti utili per approcciare alla prima stesura di un manoscritto scientifico.
Dopo giorni di cammino senza sosta, la mattinata è dedicata al "riposo": cataloghiamo e organizziamo i dati raccolti finora. Nel pomeriggio esploriamo alcuni barrancos, canyon impervi che si snodano fino al mare, alla ricerca di nuove stazioni di specie endemiche come Gymnosporia cassinoides o Cheirolophus puntallanensis . Un’attività meno faticosa dal punto di vista fisico, ma estremamente impegnativa per la concentrazione richiesta.
Oggi ci attende un’altra lunga giornata in quota. Per ottimizzare il lavoro, ci dividiamo in due gruppi con l’obiettivo di coprire l’intero versante nord, dai 2400 m s.l.m. fino al mare. Io mi occupo della parte alta, dalla cima fino a Barlovento. La vegetazione qui è prevalentemente arbustiva e i versanti sono estremamente scoscesi: ogni sito nasconde insidie impreviste, e basta deviare di pochi metri dal sentiero per perdere anche un’ora di cammino tra rocce e vegetazione intricata. Rientriamo stremati, giusto in tempo per la cena, con l’orologio che segna le 23:00
Ancora una sveglia all’alba, seguita da un’ora e mezza di viaggio fino al parcheggio sotto Picos de la Nieve. Da qui, riprendiamo la traversata lungo la cresta sud. La mattina è limpida ma ventosa, mentre nel pomeriggio le tipiche nubi montane ci avvolgono, accompagnate da una leggera pioggerellina. Ancora una volta superiamo i 20 km di cammino senza sosta, fino a raggiungere l’auto.
Sveglia all’alba e colazione abbondante, consapevoli che la giornata sarà lunga. Dopo mezz’ora di macchina, raggiungiamo il parcheggio: da qui inizia la grande traversata da El Pilar fino a La Salina, 25 km impegnativi lungo un intenso gradiente altitudinale. Installiamo sensori microclimatici senza sosta, sfruttando le brevi pause tra un sito di rilievo e l’altro per mangiare un boccone. Alle 19:00 concludiamo il lavoro, e grazie al supporto di altri ricercatori impegnati sul versante sud, riusciamo a rientrare agilmente alle 21:00. Una giornata estenuante, ma almeno il sole ci ha accompagnato per tutto il tragitto.
Dopo il viaggio e il meeting serale con tutti i ricercatori davanti a un bel bicchiere di Cerveza, la prima giornata è stata dedicata alla formazione degli studenti di Bayeruth che ci supporteranno durante i campionamenti.
Carl Beierkuhnlein e Anke Jentsch dell'Università di Bayereuth, Alessandro Chiarucci dell'Università di Bologna e Michele Di Musciano dell'Universitá dell'Aquila hanno guidato gli studenti tra i principali habitat: dagli ambienti costieri fino alle alte quote (2400 m s.l.m.) passando per le foreste di laurifille e le pinete di Pinus canariensis.
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