
Ansa Tecnologia
Sabato 12 Aprile 2025
Sos per la biodiversità oscura, in Europa assenti 4 piante su 5
Lanciato un Sos per la ‘biodiversità oscura’ , cioè quella parte di biodiversità che dovrebbe essere presente e che invece risulta mancante, invisibile come la materia oscura dell’universo. Per la prima volta la perdita delle specie è stata calcolata e nelle aree che subiscono maggiormente l’impatto delle attività umane, come i boschi dell’Europa centrale e meridionale, sono assenti 4 specie di piante su 5 , mentre in regioni rimaste più intatte , come le foreste del Nord America o le vaste distese di tundra della Groenlandia, ne sono scomparse meno di 2 su 3 .
È il risultato di un grande studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature e che ha esaminato circa 5.500 siti in tutto il mondo, coinvolgendo oltre 200 ricercatori guidati dall’Università estone di Tartu: tra questi anche molti italiani, provenienti dalle università di Bologna, Ca’ Foscari di Venezia, dell’Aquila, di Parma, dell’Insubria, di Catania e di Palermo, Università di Cagliari e della Basilicata.
“Questo risultato è allarmante - afferma Meelis Pärtel, che ha guidato la ricerca - perché dimostra che l’influenza delle attività umane ha una portata molto più ampia di quanto si pensasse , r aggiungendo persino le riserve naturali ”. Il progetto sottolinea dunque l'importanza cruciale di promuovere la salute degli ecosistemi anche al di fuori delle aree protette : “In particolare – commenta Alessandro Chiarucci dell’ateneo bolognese, co-autore dello studio – è fondamentale continuare la strada intrapresa, aumentando il numero e la superficie delle aree rigorosamente protette, ossia di aree in cui i processi naturali sono liberi di manifestarsi, a tutela della biodiversità presente e futura”.
Per Giacomo Cangelmi, dell'Università dell'Aquila, "lo studio di territori interni ad aree protette, come il caso del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi , Monte Falterona e Campigna , è di particolare interesse nell’ applicazione di questo metodo , poiché ci permette di approfondire le nostre conoscenze non solo in merito all’impatto antropico diretto sulla biodiversità, ma anche riguardo l ’effetto indiretto legato ad attività umane che si svolgono ad elevate distanze, o che hanno caratterizzato il territorio nel passato”.
In ogni sito considerato, i ricercatori hanno registrato tutte le specie vegetali presenti in un’area di 100 metri quadrati, aggiungendo poi anche quelle che potrebbero essere presenti ma non ci sono. Per ogni regione è stato infine calcolato il cosiddetto 'Indice dell’impronta umana ', che include fattori come la densità della popolazione, l’urbanizzazione e la presenza di infrastrutture come le strade. In questo modo, l’analisi ha evidenziato che la biodiversità vegetale è influenzata negativamente dalle attività umane fino a centinaia di chilometri di distanza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA