A Cantù la fecondazione eterologa in ospedale: «Aiuto alle coppie che desiderano figli»

Novità Al Sant’Antonio di Cantù una tecnica di procreazione basata sulla donazione dei gameti. Il primario Bianchi: «Una scelta importante, viene messa a disposizione una possibilità in più»

Sono centinaia le coppie che ogni anno varcano la soglia del Centro di Procreazione Medicalmente Assistita dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Cantù, e che, grazie al lavoro di un’equipe multidisciplinare, lo lasciano stringendo le braccia quel figlio tanto desiderato e cercato.

Ora, anche quante si trovino ad affrontare i più gravi problemi di sterilità possono provare a coronare il proprio sogno in via Domea, dato che sono state avviate le procedure di fecondazione eterologa. Fin dall’anno passato il centro ha ripreso pienamente la propria attività, compresa quindi quella chirurgica e le fecondazioni in vitro.

Riconoscimento europeo

Centro che ha ricevuto il riconoscimento europeo ed è un fiore all’occhiello non solo dell’ospedale Sant’Antonio Abate ma dell’intera Asst Lariana, e qui, nel 2019, prima che esplodesse il Covid, si sono effettuati 850 interventi. Numeri ai quali si è ormai tornati. E che potranno aumentare, visto che oltre alle tecniche di primo e secondo livello è stata introdotta anche la fecondazione eterologa, una tecnica di procreazione medicalmente assistita che, a differenza dell’omologa, in cui si utilizzano gameti della coppia, richiede il ricorso a spermatozoi e ovociti donati da individui esterni alla stessa. In Italia possono accedere alle tecniche di fecondazione eterologa all’interno della sanità pubblica coppie maggiorenni, di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile – fino a 46 anni per la donna - entrambi con un’accertata e certificata patologia che sia causa irreversibile di sterilità o infertilità. Si fa riferimento all’ospedale Niguarda di Milano, sede dell’unica banca lombarda dedicata alla conservazione dei gameti depositati dai donatori, cui accedono anche gli altri enti accreditati per questo tipo di procedure.

«La richiesta resta anonima»

«Quando effettuiamo la richiesta per una coppia – spiega il primario della Pma dottor Marco Claudio Bianchi – ci mettiamo in lista d’attesa, liste ovviamente non dettate da noi. Non è possibile conoscere l’identità dei donatori, ma si andranno a valutare dati di tipo fenotipico, ovvero caratteri di somiglianza che possano essere quanto più affini alla coppia ricevente. I gameti vengono poi portati qui a Cantù». Ogni anno si rivolgono al centro circa 500 coppie, età media attorno ai 39 anni.

«Chi può persevera con l’omologa – spiega – ma per molti l’ultima speranza è l’eterologa. Una scelta importante, con tante implicazioni anche di natura psicologica, per questo chi vuole ricorrevi deve seguire un percorso interno che coinvolge diversi specialisti e prevede una serie di consulenze, al termine del quale le coppie decidono se confermare o meno la propria intenzione». Attualmente le prime che hanno affrontato questa tappa, l’hanno fatto alla fine di un cammino pieno di aspettative – a volte purtroppo disilluse – avviato da tempo al centro canturino. Ma ora potrebbero arrivare anche da altre strutture: «Si tratta – continua Bianchi - di un’offerta per il territorio data da Asst Lariana, che è un’opportunità in più, grazie alla Regione. I pazienti, infatti, hanno costi esigui per le procedure, nell’ambito del sistema sanitario pubblico».

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