Accoltellato di notte in piazza Volta
Lite per vecchi rancori: preso ventenne

Tentato omicidio Giovane di Cantù aggredisce a fendenti il rivale davanti alla sorella La polizia blocca subito il responsabile: denunciato in passato per rissa e per rapina

Ruggini antiche. Legate a questioni talmente sciocche e puerili da non poter essere neppure catalogate nell’elenco dei “moventi”. Notte di violenza e di coltelli e di tragedia sfiorata, quella tra venerdì e ieri in piazza Volta. Dove un ventenne, nato a Garbagnate e residente a Cantù, cittadino italiano di seconda generazione, ha aperto il coltello a serramanico che aveva in tasca per colpire alla schiena, con tre fendenti, un ragazzo di 23 anni. Il ventenne ora è in carcere con l’accusa di tentato omicidio. La vittima è ricoverata al Sant’Anna: non è in pericolo di vita, ma le coltellate erano dirette verso organi vitali.

I soccorsi e l’arresto

La richiesta di aiuto al 112 arriva verso le due e mezzo del mattino. C’è un ragazzo a terra, sanguinante. In pochi istanti piombano sul luogo della segnalazione le volanti della polizia. E proprio l’intervento così veloce consente di bloccare tutti i presenti. Tra loro - scopriranno praticamente subito gli agenti - anche l’accoltellatore. Che viene prontamente ammanettato.

A terra un giovane di origini straniere. Raggiunto da almeno tre fendenti alla schiena, sferrati all’altezza dei reni. Tre le persone presenti. Tra loro Sidy Kounta, vent’anni, nazionalità italiana. Addosso un giubbino bianco, macchiato di rosso. I poliziotti lo perquisiscono e sotto i pantaloni, nascosto dentro le calze, trovano un coltello a serramanico con una lama di otto centimetri.

Tra i presenti anche la sorella del ragazzo a terra in una pozza di sangue. Sia lei che l’altro testimone presente puntano il dito contro Kounta: è stato lui ad accoltellarlo.

L’indagine

Nella banca dati di polizia, il ventenne in manette risulta essere già stato denunciato per rissa e per rapina. Una testa calda, uno di quelli legato alla cosiddetta baby gang di Cantù. Agli agenti il ventenne dice che sì, è stato lui a colpire il rivale. Tutto legato ad antichi dissapori. A vecchi rancori. A liti di un recente passato. È bastato incontrarsi in centro a Como ed è scattata la rappresaglia. L’aggressione alle spalle.

Mentre il ferito - anche lui nome già noto alle forze di polizia per precedenti denunce legate agli stupefacenti - veniva medicato d’urgenza al Sant’Anna e ricoverato (fortunatamente non in pericolo di vita), il sospettato viene accompagnato in Questura. Dove gli agenti della squadra mobile lo hanno preso in consegna. Il giubbino e il coltello vengono sequestrati dagli uomini della polizia scientifica, per verificare se effettivamente le tracce rosse riscontrate sono ematiche e se il Dna corrisponde con quello della vittima.

La mattinata di sabato, negli uffici al piano terra della Questura, trascorre tra verbali d’arresto e i verbali dei vari testimoni. Alla fine Kounta viene portato in carcere, al Bassone, con l’accusa di tentato omicidio.

Nei prossimi giorni, forse già martedì mattina, sarà interrogato dal giudice delle indagini preliminari per l’udienza di convalida dell’arresto. E si vedrà se deciderà di confessare l’aggressione e di spiegarne i motivi.

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