Cronaca / Cantù - Mariano
Venerdì 22 Marzo 2024
Addio a don Flavio
Benemerito di Cantù
e missionario in Africa
Aveva 74 anni, sacerdote dal 1976 I funerali oggi alle 15.30 alla chiesa di San Carlo
Ha scelto di mettersi al servizio del prossimo, di farlo dove la vita è più dura. Non si è mai arreso di fronte alle difficoltà don Flavio Colombo, neppure di fronte alla malattia che l’ha portato via a 74 anni.
L’ultima messa, alla sua Comunità del Pellegrino, l’ha celebrata solo una manciata di giorni fa. Oggi alle 15.30, nella chiesa di San Carlo a Fecchio, parenti e amici, la famiglia del sangue e quella d’anima, lo saluteranno. E Cantù saluterà un suo cittadino benemerito, insignito del riconoscimento negli anni Ottanta. Don Flavio Colombo era nato a in città nel maggio del 1949. Inizialmente la sua vita parve prendere una strada diversa, si era iscritto all’università, a Ingegneria. Ma la voglia di aiutare il prossimo, gli insegnamenti appresi negli anni come Scout, l’hanno portato a decidere di diventare sacerdote, ordinato a Bergamo nel 1976.
Prima ancora di prendere i voti era stato già, con il Pellegrino, in Burundi. Poi ci tornerà , con l’amico medico Paolo Marelli, con un altro indomito missionario, don Alberto Vigorelli, mancato nel 2022. «Il sabato e la domenica faceva il prete – ricorda con affetto la sorella Anna – gli altri giorni il meccanico. O comunque faceva tutto quello che era necessario. L’impegno per gli altri era tutta la sua vita».
L’instabilità causata dalla guerra civile lo fece rientrare in Italia e dal 1991 al 2008 è stato alla parrocchia di Santa Marcellina a Muggiano (Milano), come vicario prima e poi come parroco. Dal 2008 ha ripreso la strada per il Burundi, nuovamente. Finché la malattia l’ha riportato a casa. Ha continuato il proprio impegno, con l’associazione Aspem, che si occupa di cooperazione internazionale e che perde, dicono, «un amico, consigliere, fratello. Oggi siamo tutti più soli».
L’ha ha sostenuto la fede e uno spirito che ha testimoniato il Vangelo nei fatti, e non solo nelle parole. «Mamma e papà – ricorda commossa Anna – all’inizio non erano entusiasti quando gli comunicò la scelta di diventare prete. Poi hanno spalancato le porte della propria casa. Li ha resi orgogliosi».
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