«Auto comunale per andare in palestra»: sindaco indagato

Cabiate Avviso di chiusura indagini a Maria Pia Tagliabue per l’uso privato del veicolo elettrico. L’accusa è peculato. Gli episodi tra marzo e giugno del 2024

La premessa d’obbligo, in questi casi, è che siamo di fronte solo ad una chiusura di indagini preliminari, seppur con la formalizzazione da parte della procura – dopo un attento vaglio – di una ipotesi di reato ben chiara.

La difesa avrà ora tutto il tempo per fornire la propria versione dei fatti cercando di controbattere e anche, se lo desiderasse, chiedendo un interrogatorio.

Nel concreto, nelle scorse ore il sindaco di Cabiate, Maria Pia Tagliabue, ha ricevuto la notifica che l’avvisa di un procedimento penale a suo carico con l’ipotesi di reato di peculato.

L’accusa

Il primo cittadino, insomma, è ritenuto responsabile dal pubblico ministero Giulia Ometto, di aver utilizzato senza che ne avesse diritto, un mezzo del Comune per delle attività private, ovvero per andare e tornare da una palestra di Meda. La vicenda, di cui si è venuti a conoscenza solo nella giornata di ieri, a conclusione di indagini già notificate alla parte, fa in realtà riferimento a una serie di viaggi con un’auto elettrica di proprietà del Municipio di Cabiate avvenuti tra il mese di marzo e quello di giugno del 2024.

In questo lasso di tempo di quattro mesi, secondo quanto è stato poi ricostruito dalla procura, il sindaco di Cabiate avrebbe fatto uso di una vettura elettrica non privata, bensì dell’ente, non per questioni istituzionali ma per fare avanti ed indietro dalla una palestra di Meda. La segnalazione, da quanto è stato possibile ricostruire, era arrivata alla polizia locale che ha poi avviato degli accertamenti per appurare quello che stava avvenendo e la veridicità dell’informazione.

L’ipotesi di reato

Poco si conosce di ulteriore, in merito a questa vicenda, se non che evidentemente la ricostruzione poi consegnata nelle mani del pubblico ministero titolare del fascicolo, ha convinto il magistrato in merito all’effettiva esistenza del reato di peculato che alla fine è stato ufficialmente contestato proprio con la chiusura delle indagini preliminari e con l’apertura della seconda fase della vicenda penale, quella che porterà la difesa a produrre le eventuali controdeduzioni per rispondere a quanto è stato messo nero su bianco dalla pubblica accusa. Sindaco che ha già fatto sapere di respingere fermamente questa ipotesi di reato.

Non si conosce il numero esatto dei viaggi inseriti nelle contestazioni del pm. Il peculato, è un reato che colpisce il «pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio», come nel caso del primo cittadino ovviamente, che «avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui» finisce con l’appropriarsene.

Reato che viene contestato – con la pena ridotta – anche a chi ha fatto uso delle cose non proprie anche per un periodo di tempo momentaneo. Come in questo caso.

La replica

La sindaca Maria Pia Tagliabue si è limitata ad uno stringato commento sull’episodio, riservandosi di entrare nel merito quando avrà visionato tutta la documentazione.

Interpellata telefonicamente ha chiarito di «non aver commesso quanto contestato» ed ha aggiunto: «Dobbiamo ancora approfondire la documentazione, che tra l’altro non è ancora completamente nelle nostre mani. Quindi chiariremo i fatti».

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