Baby gang, l’allarme dei commercianti: «Abbiamo paura che il centro si svuoti»

Dopo l’aggressione C’è già chi evita il centro. Bolla: «Più pattuglie». Casartelli: «Ora un segnale». Proprio ieri i negozianti di via Matteotti si sono ritrovati per discutere sul rilancio della pedonale

Il timore è che la nomea di Cantù possa essere accostabile alle periferie milanesi, viste le tre risse in un mese, di cui l’ultima, nella notte tra sabato e domenica, con tre feriti. Di cui uno in coma e un altro grave. Stavolta: tre minorenni e un maggiorenne sottoposti a fermo. Intanto, c’è già chi evita soprattutto il centro di Cantù per una serata con gli amici, vista la gratuità delle violenze.

Con la baby gang in cerca di puri pretesti per aggredire. Qualcuno, butta lì come ipotesi estrema una camionetta dell’esercito, tra la una e le quattro di notte. Intanto, ieri pomeriggio, i commercianti di via Matteotti si sono ritrovati per discutere su come rilanciare la pedonale dello shopping.

«Non meritiamo tutto questo»

Emergono anche nuovi episodi. Un cliente ha riferito a un esercente di un fatto avvenuto venerdì sera, con un ragazzo che l’avrebbe percosso al volto con una bottiglia di vetro, senza motivo. Il giovane, che se la sarebbe cavata senza grossi danni, non avrebbe voluto denunciare l’accaduto. E poi c’è la rissa di sabato sera. Le transenne usate come oggetti da offesa. Gente finita a terra e presa a calci anche sotto le telecamere. Coltelli, cocci di bottiglia. Persone ferite stese per terra. Scene da guerriglia. «Solidarietà ai tre ragazzi feriti - premette Alessandro Bolla, referente cittadino di Confcommercio - Cantù è una bellissima cittadina abitata da tante persone che ogni mattina, nonostante tutto, investono del loro con sacrifici e voglia di fare nel rispetto delle regole. Non ci meritiamo tutto questo. C’è già stata una presenza importante da parte delle pattuglie, ma ne servono di più di notte. Anche a piedi: di sera e di giorno. Servono più carabinieri, più polizia locale. Se necessario, una camionetta dell’esercito dall’una alle quattro: mi fa anche brutto dirlo, perché l’esercito mi fa venire in mente la guerra, ma se è necessaria una presenza a notte fonda, se c’è bisogno di avere una sicurezza...»

Per Claudio Casartelli, presidente Confesercenti Como: «La sicurezza percepita è bassa. I giovani potrebbero essere frenati dall’andare in piazza, visto quello che è successo. Serve un segnale mandato dalle istituzioni. Una presenza contro queste situazioni deplorevoli causate dalle baby gang».

«Bar aperti significa più sicurezza»

Per Michele Ferri, San Rock Cafè, largo Amedeo: «La chiusura del 7’s Joe Cafè ha creato il deserto in una parte di piazza Garibaldi. C’è il palco spesso non utilizzato: dietro si ritrova della gente. Quando noi chiudiamo alle undici di sera, è il deserto. In realtà i bar sono una risorsa per la sicurezza, per la movida stessa: se c’è tanto movimento, la città è più sicura. Oggi la paura è reale. Tra i miei stessi amici, c’è chi dice “dai, usciamo una sera, magari non in piazza...”».

A Emanuel Triol, Netfix, telefonia e riparazione, i due ragazzi che qualche mese fa avevano seminato danni e furti nei negozi del centro, avevano tentato di aprire la porta anche del suo. «Il timore è che ci siano altri danni. Credo che alla via Matteotti manchi un po’ di luce. La via deve essere rilanciata».

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