Biesse, sede di Alzate verso la chiusura. A rischio il posto per i 56 lavoratori

La vertenza Quattro ore di sciopero, la riorganizzazione potrebbe scattare a fine anno. Opzione trasferimento, ma a Pesaro. Conti (Fiom Cgil): «Per l’azienda scelta irreversibile»

La volontà del Gruppo Biesse è di chiudere, alla fine dell’anno, l’unità produttiva di Mirovano, ad Alzate Brianza: per 56 lavoratori e relative famiglie, dal prossimo primo gennaio, ci sarebbe quindi come unica possibilità, per non perdere il posto di lavoro, quella di trasferirsi a Pesaro, a quattrocento chilometri di distanza, dove la Biesse ha la sede centrale. Contro questa decisione, ieri, in occasione di un incontro con la direzione aziendale, i lavoratori hanno scioperato per quattro ore, le prime quattro di ogni turno di lavoro. Ma si preannuncia un settembre caldo, di battaglia: potrebbero esserci anche dei presidi all’esterno dell’azienda.

Nel capannone di via Manzoni - all’esterno, c’è ancora il cartello con la denominazione Brema, oggi parte del Gruppo Biesse - si producono macchinari utili alla lavorazione del legno. Più in genere, la Biesse è un’azienda internazionale che produce linee, macchine e componenti per la trasformazione dei materiali in prodotto finito. La società, nata nel 1969, è quotata in Borsa. Lo sciopero contro il trasferimento a Pesaro è stato proclamato dalla Rsu Biesse Alzate Brianza e dalla Fiom Cgil Como. Nel comunicato sindacale, la posizione è esplicita: «Per difendere l’occupazione nel territorio diciamo no al trasferimento del sito da Alzate a Pesaro», la frase conclusa da un punto esclamativo.

Il territorio

«Per noi la scelta è intollerabile, perché riteniamo fondamentale mantenere intatti i livelli occupazionali e non impoverire il tessuto industriale comasco con la chiusura di un sito storico della nostra provincia. L’azienda - spiega Luca Conti, segretario generale della Fiom Cigl di Como - ci ha comunicato, il primo luglio, che intende trasferire tutto il sito a Pesaro, dove si trova la sede centrale. Avremo un incontro ancora, e poi un altro confronto ci sarà a settembre. L’azienda, anche stamattina (ieri, ndr) ha ribadito che la scelta di trasferire non è reversibile: per loro, non si torna indietro. Noi abbiamo detto che in ogni modo ci attaccheremo a qualsiasi cosa, pur di mantenere il sito ad Alzate. Chiaramente il problema è di perdita occupazionale, con il rischio anche per l’indotto di fornitura per le macchine: una catena che è quasi interamente locale. Ci saranno ricadute anche in qualche azienda di lavorazione del legno, laddove si utilizzano determinate macchine. E, soprattutto, ci sarà una perdita di competenze nel distretto».

«Parliamo di 56 lavoratori - aggiunge Conti - Oggi c’è un contratto di solidarietà in essere che scade il 31 ottobre, che prevedeva 13 esuberi sul sito di Alzate. Ora è arrivata questa comunicazione del trasferimento che non può andare in concomitanza». A novembre, non dovesse cambiare nulla, ci sarà quindi la comunicazione dell’apertura ufficiale del trasferimento. Poi, dal 1° gennaio, il trasferimento potrebbe diventare effettivo.

«Al momento - è la laconica replica aziendale - è stato deciso di non rilasciare dichiarazioni essendo aperto un confronto con le sigle sindacali».

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