
Cronaca / Cantù - Mariano
Martedì 01 Aprile 2025
«Botte ai nostri figli di 11 e 13 anni». Mamma denunciata dall’ex marito
Cantù - Intervento della Procura: i ragazzini collocati d’urgenza a casa del padre in modalità protetta
Cantù
Li aveva colpiti anche con il manico di una scopa e persino con un nervo - o nerbo, a usare il sostantivo di solito indicato per quello che secoli fa era pensato appunto come un mezzo di correzione, oggi inaccettabile - di bue. Per questo una donna di Cantù è stata denunciata dall’ex marito per maltrattamenti familiari. Le vittime sono i loro figli: un ragazzo di 13 anni e una bambina di 11, un fratello e una sorella, che sono riusciti poi a raccontare, seppur con fatica, le violenze subite in casa.
L’episodio più recente è avvenuto venerdì scorso, quando, per una banale discussione, la madre, secondo quanto denunciato dall’ex, ha aggredito prima la figlia. E poi il fratello maggiore, che è intervenuto per proteggere la sorella: nel tentativo di difendersi, il ragazzo, durante la colluttazione che ne è seguita, si è persino infortunato - sempre secondo quanto è stato messo nero su bianco - a un polso. Quindi, dopo quella che sarebbe stata l’ennesima sfuriata avvenuta tra le mura domestiche, la donna ha portato i figli a casa dall’ex marito. Dichiarando, senza mezzi termini, di non volerli più vedere. Sconvolti e in lacrime, i bambini hanno quindi raccontato tutto al papà. Che li ha poi accompagnati al pronto soccorso e ha sporto denuncia, seguendo il consiglio arrivato per bocca degli stessi medici.
In ospedale, i minori sono stati visitati e curati per le botte e i traumi subiti. Ai sanitari hanno riferito di essere stati picchiati più volte con vari oggetti, tra cui un nervo di bue, che il bambino era riuscito a nascondere per sfuggire alle percosse. I due ragazzini quindi sono stati dimessi con prognosi di 15 e 25 giorni. I due fratelli, su ordine della Procura di Como, sono stati collocati d’urgenza in modalità protetta a casa del padre. I Carabinieri di Mariano Comense - Compagnia di Cantù - insieme ai servizi sociali e al Tribunale dei Minori di Milano stanno seguendo il caso. Da capire se in questi o nei prossimi giorni vi saranno, per questa vicenda, eventuali e ulteriori provvedimenti.
Il nerbo di bue, inteso come scudiscio di tendini bovini essiccati e intrecciati, usato in passato come strumento di tortura o di punizione spietata e, appunto, nelle scolaresche, per le punizioni corporali agli alunni indisciplinati, è oggi fortunatamente relegate a un passato lontano parecchi decenni, che tale dovrebbe rimanere. E infatti, come dimostra la vicenda - riportata in queste ore anche dal quotidiano La Repubblica - si tratta di un passato arcaico che non può certo tornare: si rischiano serie conseguenze sul piano penale.
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