Calo di nascite, effetti anche sul Monnet. A settembre tre prime in meno: da 17 a 14

Mariano Il preside: «Per noi la riduzione di iscritti sarà meno traumatica. E avremo più spazi». Preoccupano però le ricadute future sul personale della scuola comasca con più iscritti (1.840)

Mariano

La riduzione delle nascite mostra le prime ricadute anche all’istituto superiore “Jean Monnet” di Mariano. A settembre la scuola perderà tre sezioni sulle 78 totali sulla scorta delle domande raccolte per formare le classi prime che sono passate da 425 nel 2023, 362 nel 2024 alle odierne 305 in via Santa Caterina. «Usciranno 17 quinte mentre formeremo, come lo scorso anno, 14 prime anche se abbiamo avuto una sessantina d’iscritti in meno ma questo ci permetterà di respirare» spiega il preside Filippo Di Gregorio, che non nega come l’onda della denatalità si abbatterà anche su quella che sino a oggi è stata un’isola in controtendenza per numero di iscritti in Provincia.

«Basta classi pollaio»

«Inizia a delinearsi anche per le superiori il calo dettato da quello demografico - entra nel dettaglio Di Gregorio - . D’altra parte è una cosa che si sapeva: i demografi da più di un decennio annunciano  il problema che, nella nostra cultura, cominciamo ad affrontare solo quando si presenta in forma di emergenza». Oltre 1800, per la precisione 1840 gli studenti che ruotano intorno al plesso, a cui si aggiungono almeno 200 lavoratori, tra insegnanti e personale ausiliario, rendendo la scuola un quartiere in città.

«Per una scuola grossa come la nostra la riduzione degli iscritti sarà meno traumatica rispetto a una più piccola - prosegue il preside -. Ad esempio, noi l’anno che verrà respireremo un po’ in termini di spazi. Sarebbe il momento che il decisore politico cominciasse a rivedere la composizione delle classi: attualmente hanno 27 studenti di media, sono chiamate pollaio, ma visto che si può cominciare a fare un ragionamento le rendessero più gestibili perché non è la stessa cosa insegnare a 21 o 31 anche per i ragazzi»

Certo, ridotti gli studenti si ridurrà il personale assegnato alla scuola più grande della provincia di Como. «E questo rischia di pesare sui lavoratori più giovani» aggiunge Di Gregorio che invita la politica a rassegnarsi alla realtà tratteggiata dalle nascite per affrontarne le ricadute. Perché è impossibile invertire la curva che si basa sui figli nati, 1,2 la media per donna, quando ne servirebbero il doppio per mantenere stabile la popolazione, fatto che mostra i suoi effetti su asili ed elementari.

«Tagli inevitabili a Como»

«Come facevano a Como a non tagliare alcuni plessi scolastici? È impossibile. Anche se alcuni in modo molto velleitario pretendono o vorrebbero inventarsi qualcosa che spinga tutti a fare figli, c’è il calo demografico. E anche le famiglie straniere si sono adeguate al tasso di natalità italiano: o promuovi un’immigrazione di qualità e li fai integrare anche nelle scuole o tieni la denatalità e ti riduci». E le scuole riflettono, forse anticipano, il mondo dove vivono. «Abbiamo tanti stranieri: diversi sono ragazzi di seconda generazione, figli di persone in Italia da lungo tempo, altri sono appena arrivati, si tratta di qualche ucraino e maghreb - conclude Di Gregorio ricordando un assunto fatto proprio ormai da tanti economisti - . Non puoi pretendere di avere la stabilità economica senza immigrazione».

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